LISSONE – “Sparargli nella testa, cosa dite?”. Qualcuno l’ha buttata lì su Facebook questa frase riferendosi al sindaco Concettina Monguzzi. Con evidente disappunto nei confronti della politica dell’accoglienza e dell’integrazione dei migranti sul territorio. Il sindaco, dopo aver visto il post, si è rcato dai Carabinieri per presentare un esposto.
E’ accaduto la scorsa settimana quando il Comune, in vista del convegno “Migranti, l’accoglienza ha funzionato”, con un comunicato stampa ha reso noti i numeri del fenomeno a Lissone. In totale trasparenza, spigando quali sono le cooperative che stanno sguendo i progetti, quante persone ha in carico ognuna di queste, quanti i migranti in possesso di carta d’identità e quanti senza. Voleva essere l’occasione per fare una riflessione a 360 gradi sul tema dell’accoglienza, facendo capire cosa si è fatto a Lissone per aiutare queste persone. Naturalmente, a titolo personale e da sindaco, Concettina Monguzzi ha espresso anche tutte le sue perplessità sul recente Decreto Sicurezza e sulla mancanza di tutela che secondo lei questo provvedimento comporta nei confronti delle persone accolte in città.
“La pubblicazione della notizia su una pagina social in cui si parla di Lissone – commenta il sindaco – ha scatenato un gran numero di commenti. Più d’uno ha interpretato queste affermazioni come se le mie preoccupazioni di sindaco fossero rivolte solo a queste persone. In questi commenti ho ravvisato critiche al mio operato. Ci può stare il disaccordo verso un’azione amministrativa, se tutto ciò avviene in una logica di scambio di opinioni. Fra i commenti, però, è spuntato qualcosa che mi ha lasciato sgomenta. “Sparargli nella testa, cosa dite?”. Una frase forte, carica di odio. Una minaccia che ho ricevuto nei giorni scorsi su una pagina di social network”.
“Non trovo spiegazioni dietro parole simili – continua Monguzzi -. Pensare di uccidere una persona o incitare gli altri a farlo, solo perché non la pensa come vorremmo, mi fa tornare alla mente periodi cupi della storia passata. Come sindaco mi batto da sempre per la libertà di pensiero e di parola, accetto il confronto (anche su temi delicati come quelli dell’immigrazione) a patto che vi sia disponibilità ad ascoltare e rispettare le posizioni altrui. L’idea che qualcuno voglia spararmi in testa perché esprimo le mie opinioni mi ha spinto a recarmi presso la caserma dei Carabinieri di Lissone per presentare un esposto”.
Il post, come spiega il primo cittadino, poi è stato rimosso. “Non è però la sola frase offensiva ricevuta nei confronti mii e di altre persone. La macchina del fango e dell’odio, per alcuni, si trincera dietro una tastiera. Una cattiva abitudine che mi ha spinta a presentarmi dai carabinieri per tutelare il diritto di tutti – me compresa – ad esprimere il proprio pensiero senza timore che qualcuno possa pensare di sparargli nella testa”.