BRESCIA – Il procuratore generale di Brescia Pier Luigi Maria Dell’Osso ha avocato a sé l’inchiesta sulla morte di Sana Cheema, la ragazza morta in Pakistan lo scorso aprile dopo aver rifiutato il matrimonio combinato, e ha iscritto nel registro degli indagati il padre, lo zio e uno dei fratelli di Sana con l’accusa di omicidio.
Il padre, il fratello, uno zio, che vennero arrestati, e altri parenti, solo indagati, poche settimane fa sono stati scagionati da ogni accusa dal tribunale di Gujarat.
I familiari avevano inizialmente detto che Sana era morta per cause naturali, ma l’autopsia rivelò che era stata strangolata. Dopo tre mesi di processo, il giudice Amir Mukhtar Gondal, del tribunale di Gujrat, nel Punjab, ha ordinato il rilascio del padre di Sana, Ghulam Mustafa Cheema, dello zio Mazhar Cheema e del fratello Adnan per mancanza di prove che scongiurino “ogni ragionevole dubbio”.
Durante le indagini, i tre familiari confessarono di aver ucciso Sana perché aveva “disonorato” la famiglia. Confessione poi ritrattata