BRUGHERIO – Condanna all’ergastolo e isolamento diurno, per 12 e 10 mesi. Questa la condanna chiesta dal Pm Maura Ripamonti, rispettivamente nei confronti di Raffaele Rullo e della madre Antonietta Biancaniello. Finiti sul banco degli imputati per l’omicidio di Andrea La Rosa, il trentacinquenne impegnato nel Brugherio Calcio, scomparso improvvisamente nel mese di novembre 2017 e ritrovato un mese più tardi ormai senza vita.
“Lo hanno sedato – ha affermato l’accusa davanti alla Corte d’Assise di Milano – e messo vivo nel bidone. Volevano tagliargli la gola, ma non sono riusciti. La Rosa è morto nel bidone per asfissia dopo avere respirato i vapori dell’acido con cui era stato cosparso il corpo”. Una ricostruzione davvero terribile, che ha spinto i familiari della vittima ad allontanarsi dall’aula tra le lacrime. Il Procuratore aggiunto Eugenio Fusco, nel frattempo, stava chiedendo ai giudici di non concedere la benché minima attenuante a mamma e figlio.
Tutti e due coinvolti, secondo la ricostruzione dell’accusa. Non solo la mamma che, nei giorni scorsi, si era assunta ogni responsabilità sostenendo che il figlio non avesse avuto alcun ruolo. Cuore di mamma, per il Pm, che ha descritto lui come la mente e lei come la manovalanza, donna che concedeva al figlio qualsiasi cosa.
Rullo, però, secondo l’accusa era finito in un giro più grande di lui. Servivano soldi per rimanerci e per alimentare quel sistema. Di qui la scelta di chiedere il prestito all’amico Andrea La Rosa: 38 mila euro, troppi per essere rimborsati. Un tentativo per metterne un po’ in tasca, nell’ottobre 2017, sempre secondo la ricostruzione fatta in aula, era stato quello di provare a uccidere la moglie e incassare i soldi dell’assicurazione stipulata poco prima. Le vene, però, erano state tagliate longitudinalmente e la donna era sopravvissuta.
“La Rosa – ha dichiarato il Pm – non sarebbe morto se il tentato omicidio della moglie fosse andato a buon fine”.