COMO – Erano riusciti a impossessarsi di gioielli per un valore di 650 mila euro, rifilando ai venditori soltanto banconote false. Carta straccia. Nella mattinata di ieri, venerdì 26 aprile, i due truffatori sono stati arrestati dalla Polizia di Stato. Per loro si sono spalancate le porte del carcere con l’accusa di truffa aggravata, meglio conosciuta come rip-deal (affare sporco), ai danni di due cittadini spagnoli. Si tratta di un italiano di 54 anni, ufficialmente residente a Roma ma di fatto vive a Rovato (Brescia), con precedenti per reati contro il patrimonio. L’altro è un croato di 34 anni, residente a Bergamo, con precedenti di polizia per reati contro il patrimonio e la fede pubblica.
L’indagine ha avuto inizio nell’ottobre 2017, quando, presso gli uffici di questa Squadra Mobile, si sono presentati due coniugi spagnoli residenti a Madrid, per denunciare di aver subito una truffa d’ingente valore. Più nello specifico, i due hanno riferito che, avendo intenzione di vendere alcuni preziosi, si erano recati a Ginevra per farli valutare presso alcune gioiellerie ivi ubicate.
Due giorni dopo, mentre si trovavano ancora in Svizzera, erano stati contattati da un loro collaboratore, commerciante di oggetti preziosi, che in precedenza era stato incaricato della vendita dei gioielli. Lo stesso affermava che era stato contattato da un sedicente gioielliere che, dopo aver visionato i gioielli in un annuncio su internet, era interessato all’acquisto e chiedeva di poterli visionare, rendendosi disponibile a incontrare subito i venditori e quindi a raggiungerli in Svizzera. A garanzia inviava copia del documento e biglietto da visita. Successivamente, l’acquirente ha spostato l’incontro a Como all’Hotel Metropole Suisse dove, una volta iniziata la trattativa, ha offerto 650.000 euro per l’acquisto dei gioielli.
A questo punto gli spagnoli sono stati accompagnati all’Hotel Sheraton di Como/Tavernola, dove ad attenderlo, vi era un complice dell’acquirente che aveva il compito di fargli verificare e controllare, tramite una macchinetta conta soldi, il denaro contante destinato alla compravendita. Effettuata la verifica, il denaro è stato riposto all’interno di una sacca di tela e racchiuso dentro una valigetta “24 ore”. Poco dopo sono tornati all’Hotel Metrolope Suisse dove, consegnata la valigetta, è avvenuto lo scambio.
Concluso “l’affare”, gli acquirenti si sono allontanati, mentre gli spagnoli, assieme all’intermediario, dopo aver aperto la valigetta, si sono accorti che all’interno erano riposte solamente delle mazzette di denaro riportante la scritta “Fac-simile”. Solo in quel momento, si sono accorti di essere stati vittime di un raggiro.
Gli investigatori, ricevuta la denuncia, hanno immediatamente acquisito la documentazione fotografica di tutti i gioielli oggetto della truffa, nonché una copia del biglietto da visita e del documento francese, poi rilevatosi falso, del sedicente gioielliere. Hanno iniziato così una serie di attività tecniche e di accertamenti incrociati che hanno permesso di scoprire l’identità dei due truffatori e il luogo di residenza.
Al fine di ottenere ulteriori conferme, il Pm titolare del fascicolo ha richiesto al collaterale organo giudiziario spagnolo, tramite un ordine d’indagine europeo, di sottoporre le vittime spagnole a un’individuazione fotografica. Gli atti restituiti dalle autorità spagnole hanno confermato la paternità della truffa a carico dei due soggetti.
Il quadro probatorio raccolto è stato così ritenuto sufficiente dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Como che, su richiesta della locale Procura, ha emesso un’ordinanza di applicazione della custodia cautelare in carcere.
L’operazione è scattata ieri mattina, con la collaborazione delle Squadre Mobili di Brescia e Bergamo. I due sono stati rintracciati nelle loro abitazioni, dove è stata eseguita anche una perquisizione che ha permesso di rinvenire e sequestrare materiale ritenuto pertinente al reato per cui si procede: numerose banconote riportanti la dicitura “Fac-simile”, moneta corrente in euro e sterline per un ammontare di circa 15 mila euro, macchinette conta soldi, gioielli di dubbia provenienza, etc.
Terminati gli atti, i due sono stati condotti in carcere a disposizione dell’autorità giudiziaria.