MONZA – I parà monzesi in trasferta in Liguria per “scortare” la reliquia di San Michele Arcangelo. Dalla Brianza a Celle Ligure per onorare una tradizione che da anni vede i paracadutisti monzesi partecipare a questa cerimonia, molto sentita dalla comunità locale.
Presenti a Celle Ligure, ma assenti (ormai da anni) dalle cerimonie cittadine del 25 aprile invitando quest’anno le associazioni d’arma a riflettere su quanto sia opportuno (o meno) partecipare alla cerimonia della Festa della Liberazione. L’invito dopo l’episodio che ha visto protagonista il generale di Brigata dell’Esercito Paolo Riccò che a Viterbo, durante la cerimonia del 25 aprile, ha abbandonato la piazza, in seguito al discorso del presidente dell’Anpi che aveva accusato i soldati italiani in merito a episodi durante le missioni di pace all’estero.
I paracaduti monzesi è da molti anni che non partecipano più alla cerimonia del 25 aprile. Dopo che quindici anni fa depositarono due corone: una al campo dei partigiani e l’altra al campo dei soldati della Repubblica sociale italiana. Il gesto scatenò la polemica e i paracadutisti monzesi da allora non hanno più preso parte all’evento.
“Una cerimonia che invece di unire negli ultimi anni è sempre più politicizzata e divide – spiega Francesco Crippa, presidente dei parà di Monza – Durante le celebrazioni ufficiali le forze armate i reparti devono “sopportare” discorsi infarciti di propaganda politica e di faziosità. Sono cerimonie istituzionali e la parola andrebbe data esclusivamente alle autorità”.
Crippa invita alla riflessione e alla scelta, da quindici anni abbracciata dai parà monzesi, di non partecipare alle celebrazioni per la giornata della Liberazione.
“Tutte le associazioni d’ arma dovrebbero dissociarsi totalmente da determinate cerimonie fino a quando non assumeranno i connotati di una vera cerimonia che unisce tutte le istituzioni presenti in piazza – conclude – Critiche anche alle iniziative di contorno alle celebrazioni del 25 aprile che nel caso monzese vedono da tre anni il cimitero occupato da manifestanti che obbligano le forze dell’ordine a un presidio continuo per evitare disordini, mentre poliziotti e carabinieri potrebbero essere impiegati diversamente per la tutela e la difesa sul territorio”.
Barbara Apicella