MONZA – La normativa è cambiata, ma Rti Bonvena rilancia: in fase di progettazione un nuovo fondo di solidarietà, denominato “Hope 2”, per continuare le attività a favore dell’integrazione dei migranti. L’obiettivo non è nuovo. Era stato annunciato durante il convegno del 31 gennaio, che aveva visto la partecipazione di oltre 400 persone e raccolto l’adesione di oltre 300 associazioni, enti e imprese. E’ stato però ribadito ieri, lunedì 17, con l’avvicinarsi della Giornata mondiale del rifugiato, fissata ufficialmente dall’Onu per il 20 giugno, quando sono stati presentati i dati della prima iniziativa. Ovvero quella del cosiddetto “Fondo Hope”.
I dati sono notevoli. In oltre cinque anni di attività, dal 2014 all’aprile del 2019, il Fondo Hope ha coinvolto più di 150 imprese, una ventina di enti di formazione professionale e accompagnato 2.328 ragazzi richiedenti asilo (con età media di 25 anni) in percorsi di integrazione sociale e di inserimento lavorativo. Il Fondo ha permesso a 1.219 persone di frequentare corsi professionali, mentre 760 hanno potuto usufruire di tirocini aziendale e borse lavoro; 295 i buoni uscita
erogati. E, infine, 53 i voucher di sostegno all’autonomia abitativa.
Il Fondo nasce su iniziativa della rete Rti Bonvena (formata da 15 imprese sociali) da un patto comune sottoscritto da ciascun ente. Secondo questo patto ogni ente della eete versava al Fondo una cifra equivalente da 0,75 a 1 euro al giorno per ogni rifugiato che aveva in carico, o una cifra percentuale equivalente sui servizi che faceva. Così facendo in più di cinque anni sono stati raccolti un milione e 300 mila euro. Una bella cifra destinata a quattro tipologie di intervento: erogazioni per formazione professionale; borse lavoro; sostegno finalizzato all’autonomia abitativa; voucher “buona uscita”.
Le erogazioni complessive sono state di un milione e 200 mila euro circa. Considerata l’importanza degli importi e la delicatezza delle scelte, Rti Bonvena ha istituito un organo di monitoraggio sulle destinazioni erogative del Fondo. Questo è costituito da Provincia di Monza e Brianza, sindacati, Caritas, CiesseVi. L’organo di monitoraggio è sostanzialmente un tavolo istituzionale territoriale con il compito di controllare l’andamento generale del Fondo. Fanno parte dell’organo di monitoraggio: ogni erogazione viene corrisposta a un singolo beneficiario che firma una ricevuta. Tutte le erogazioni vengono poi elencate nel Registro Unico di Gestione delle Erogazioni, in cui vengono specificati i dati del beneficiario e la tipologia d’erogazione corrispondente.
Ad oggi il Fondo ha erogato quasi un milione 200 mila di euro nell’ambito delle quattro attività. Per la formazione professionale, il Tavolo Tecnico ha sviluppato una collaborazione con gli enti formativi del territorio (Consorzio Desio Brianza, Scuola Borsa, Fondazione Clerici, Scuola Agraria del Parco…) per progettare percorsi di formazione professionale adatti all’utenza accolta.
La borsa lavoro finanzia lo startup di un percorso di tirocinio di tre mesi attivato secondo le disposizioni regionali in materia. Il tirocinante riceve, per i primi tre mesi, un compenso di 400/500 euro mensili tutto a carico del Fondo Hope.
Il Fondo Hope, inoltre, offre contributi a sostegno dell’autonomia degli ospiti in uscita dall’accoglienza. In questi casi, una volta verificata la stabilità lavorativa della persona, il contributo è di 1200 euro e servirà per il pagamento della caparra dell’affitto, analogamente a quanto avviene nel progetto Sprar. Infine il voucher di accompagnamento (cosiddetto buona uscita) di 250 euro per la persona che perde diritto all’accoglienza.
“In tema di accoglienza – affermano Roberto Invernizzi e Concettina Monguzzi, rispettivamente presidente uscente della Provincia di Monza e Brianza e vicepresidente – questo territorio ha saputo rispondere con un modello che parte dalla capacità di costruire legami e relazioni attraverso il cosiddetto Sistema Brianza: accogliere è un dovere di civiltà e abbiamo dimostrato che facendo squadra – Prefetto, sindaci, associazioni, cittadini – si possono far funzionare bene le cose, nonostante le difficoltà. La costituzione del Fondo Hope è un frutto di questo metodo: la costituzione del Fondo Hope da parte della Rete Bonvena è sicuramente l’esempio più virtuoso di cosa si è realizzato. Dal 2015 sono stati raccolti poco più di 1 milione di euro di cui 900.000 euro utilizzati per formazione, borse lavoro e contributi per autonomia abitativa. Ricaduta occupazionale, sviluppo di competenze comunicative relazionali, sviluppo di buone prassi di integrazione sono sicuramente i punti di forza di questo progetto a cui la provincia ha partecipato non solo con un monitoraggio delle azioni ma anche, attraverso Afol MB, l’agenzia partecipata che si occupa di lavoro, formazione, orientamento”.
Don Augusto Panzeri Responsabile della Caritas Diocesana di Zona V
“La Caritas delle Zona pastorale V di Monza – aggiunge il responsabile don Augusto Panzeri – ha dato il suo apporto anche operativo al Fondo Hope con Anna Piazza (nel Gruppo Tecnico che istruiva i percorsi di formazione e lavoro) e con Beppe Colombo nell’Organo di Monitoraggio. Beppe ci ha lasciati il 30 marzo scorso. Era dirigente storico della Cultura del Comune di Monza e Volontario di Caritas e di San Vincenzo. Non posso, dunque, che ripetere quanto dichiarato al convegno del 31 gennaio scorso dal Vicedirettore di Caritas Ambrosiana don Massimiliano Sabbaddini: Caritas continuerà a lavorare non solo per accogliere ma per proteggere, promuovere e integrare queste persone, che sono nostri fratelli”.