In Italia ogni anno ciascuna famiglia getta nella spazzatura cibo per 454 euro. A livello regionale la Lombardia è al quarto posto nel Paese con 384 euro per nucleo. Cifre importanti che, su base nazionale, significano 36 kg di cibo buttato a testa. È partendo da dati che Bayer Italia ha organizzato presso la propria sede di Milano l’incontro ‘Conosciamoci meglio – Non si butta via niente. A tavola senza sprechi’, in cui si è parlato della lotta allo spreco alimentare e anche dell’opera di distribuzione del cibo ai poveri effettuata da numerosi enti non profit. Al dibattito è intervenuto Stefano Bolognini, assessore alle Politiche sociali, abitative e disabilità della Regione Lombardia.
“Ridurre lo spreco alimentare del 30% entro il 2025 e del 50% entro il 2030 è un obiettivo raggiungibile – ha sottolineato Bolognini nel suo intervento -. Bisogna pensare a una ‘comunità di pratiche’ che, attraverso la promozione di buone prassi, possa creare valore aggiunto nella realizzazione di ogni progetto di recupero e gestione delle eccedenze alimentari”.
Limitare lo spreco alimentare significa, anche, riuscire a dare cibo a chi ne avrebbe bisogno e non se lo può permettere. Con il Piano d’azione 2017-2018 la Regione ha messo a disposizione 1 milione e 600 mila euro per finanziare 7 progetti di raccolta e distribuzione di derrate alimentari a fini di solidarietà sociale. Ne sono stati interessati più di 290 mila persone, oltre 57 mila famiglie. Sono state raccolte circa 20mila tonnellate di cibo dalla grande distribuzione, dalle piccole e medie imprese, da produttori artigianali, dalla ristorazione organizzata e da raccolte locali.
L’assessore ha ricordato gli interventi realizzati e sostenuti dalla Regione Lombardia per il diritto al cibo, attraverso l’attuazione della legge regionale 34/2015. “Un provvedimento – ha osservato – che rappresenta la prosecuzione di un percorso iniziato nel 2006 con la legge regionale 25/2006 per promuovere l’attività di recupero e distribuzione dei prodotti alimentari, ai fini di solidarietà sociale, avvalendosi di enti non profit. L’azione regionale per il recupero e la donazione si esercita attraverso piani d’azione biennali. Danno attuazione alle leggi regionali e agli obiettivi del Piano regionale di sviluppo della XI° legislatura”.
Il Piano d’Azione contro la povertà alimentare per il biennio 2019-2020 individua i principali interventi integrati, finalizzati a ridurre la percentuale dei soggetti che vivono in condizioni di povertà o che sono a rischio di scivolamento in stato di povertà, a cui concorrono anche gli interventi per il contrasto alla povertà alimentare. La dotazione finanziaria iniziale di 2 milioni di euro ha subito un incremento lo scorso maggio di ulteriori 550 mila euro. Così è stato possibile finanziare tutti i 10 progetti ammessi a contributo. Sono finalizzati a sostenere e sviluppare la realizzazione di un sistema radicato di raccolta e distribuzione delle derrate alimentari. “Questo – ha ricordato Bolognini – ha consentito di dare continuità a 5 progetti realizzati nel primo piano di azione e di sostenerne 5 nuovi”.
I progetti sono realizzati da Enti. Questi presentano caratteristiche diverse, in relazione al loro grado di copertura territoriale, alla loro esperienza e alla loro modalità organizzativa:
– 2 enti di terzo livello, Banco Alimentare e Fondazione Caritas Ambrosiana, che coprono, attraverso la loro rete distributiva, l’intero territorio regionale.
– 2 enti di secondo livello, Associazione Progetto Insieme di Lodi e Organizzazione Maremosso di Brescia, che agiscono in un ambito prioritariamente provinciale.
– 6 enti di primo livello, MT25 di Bergamo, Tempo Libero di Brescia, Banco di Solidarietà di Como, Casa del Volontariato di Monza, Progetto Arca di Milano, Associazione NonSoloPane di Varese, che operano prioritariamente a livello locale, anche contattando direttamente le persone in stato di bisogno.
In conclusione, ha sottolineato l’assessore Bolognini “occorre strutturare, diffondere e consolidare sul territorio lombardo un sistema organizzato di incontro tra il settore food e persone, famiglie, comunità locali in stato di povertà. Inoltre, deve essere attuato il recupero delle eccedenze alimentari. In più, servono interventi di formazione e sensibilizzazione di contrasto allo spreco alimentare, formazione, qualificazione e acquisizione di competenze dei volontari”.