MILANO – Da qualche anno la Sala delle Colonne delle Gallerie d’Italia di Milano ospita mostre-dossier che approfondiscono interpreti e tendenze dell’arte contemporanea, in dialogo con la sezione museale Cantiere del ’900 dedicata alle collezioni Intesa Sanpaolo.
L’ultimo appuntamento del 2019, inserendosi nelle celebrazioni leonardiane, riporta l’attenzione sul linguaggio della fotografia. Ne sono protagonisti l’importante fotografo Maurizio Galimberti e la sua rilettura della straordinaria Ultima Cena di Leonardo da Vinci.
Il Cenacolo scomposto in fotografie istantanee
Dopo i celebri ritratti a figure di rilievo internazionale come Lady Gaga, Robert De Niro, Johnny Depp e Umberto Eco e gli scatti realizzati tra New York, Milano, Roma e Venezia, Maurizio Galimberti si cimenta in un incontro con il Cenacolo di Leonardo.
Nel suo progetto, realizzato in occasione dei 500 anni dalla morte del genio toscano e dei 180 anni dalla nascita della fotografia, racconta la sua personale interpretazione del capolavoro di Leonardo attraverso una serie di fotografie istantanee scattate in diversi mesi di lavoro.
L’enorme opera (8,90 x 1,40 metri), è stata prodotta utilizzando come modello una gigantesca fotografia a grandezza naturale – messa a disposizione dall’Archivio Scala di Firenze – stampata con il plotter: per Galimberti è stato necessario riprodurre l’opera, perché la sua tecnica di scatto consiste nell’appoggiare l’apparecchio fotografico a contatto diretto con il soggetto ritratto, operazione impossibile data la fragilità del Cenacolo. Le immagini presenti in mostra sono il risultato di un’indagine fotografica effettuata sulla stampa al plotter.
Gli strumenti utilizzati dal fotografo sono una Instant Camera 600, una Spectra e una Fuji Instax Square SQ 20, integrate con una Giant Camera – banco ottico di grandissimo formato di cui esistono pochi esemplari al mondo – per costruire una mappatura del dipinto e tradurlo in immagini filtrate dalla sua poetica e dalla sua sensibilità artistica.
La finalità del progetto non è quella di osservare con chiarezza la realtà, ma di focalizzare l’attenzione sulle suggestioni create dalla scomposizione e dalla reinterpretazione dei dettagli in chiave contemporanea di un pezzo sacro del patrimonio artistico mondiale.
Galimberti ha lavorato con il suo originalissimo stile sul Cenacolo, rileggendone la grandezza e ricomponendo in un mosaico dalle sfumature dadaiste e cubiste lo splendore del dipinto leonardesco.
L’artista costruisce un lavoro di trasfigurazione del reale – dove gli apostoli vengono moltiplicati e il corpo di Cristo viene scomposto – nel rispetto solenne dell’opera e senza scadere nel dissacrante.
La sua fotografia istantanea e le sue composizioni a mosaico rompono con la visione di insieme che si ha del reale, proiettando l’occhio dello spettatore in una dimensione prospettica alterata e inedita.
Il dialogo continuo tra reale e surreale, operato da Maurizio Galimberti sul Cenacolo, rivela come un capolavoro già rivisitato da grandi artisti del calibro di Andy Warhol, Salvador Dalì e Peter Greenaway continui a essere stimolo per nuove sperimentazioni che spostano sempre più in là i confini della fotografia.
La mostra è visitabile da oggi, 21 novembre, fino al 12 gennaio 2020 alle Gallerie d’Italia in piazza della Scala a Milano. Aperta dal martedì alla domenica dalle 9.30 alle 19.30, il giovedì dalle 9.30 alle 22.30. Il biglietto d’ingresso costa 10 euro (8 euro l’ingresso ridotto).