SEREGNO – Una segnalazione alla Procura della Repubblica, una alla Prefettura e ai Carabinieri. In più un’ordinanza con un termine perentorio: o i responsabili del centro islamico di via Milano provvedono a restituire a quello stabile la destinazione di attività produttiva entro 90 giorni, oppure l’amministrazione comunale attiverà le procedure per l’acquisizione dell’immobile al patrimonio della municipalità.
Qualcosa si muove, insomma, per quanto riguarda il presunto centro culturale islamico della ex Pirelli. “Si diceva che l’amministrazione comunale era ferma – dichiara il sindaco Alberto Rossi – questa è la dimostrazione che i controlli sono proseguiti anche a fari spenti. La Polizia locale ha fatto verifiche in più occasioni. In tre casi ha trovato situazioni non consone, ovvero decine di bambini impegnati a fare una sorta di ‘doposcuola’ o di lezioni. Sempre in uno specifico momento delle settimana”.
Constatato che non si trattava di attività artigianale o produttiva e, soprattutto, in virtù dei tre riscontri avuti, il Comune ha preso provvedimenti: il 18 dicembre il dirigente dell’area Programmazione e territorio ha firmato un’ordinanza, notificata il 27 dello stesso mese, per imporre il ripristino del laboratorio entro 90 giorni.
“Onestamente – replica Maria Gabriella Cadorin, consigliere comunale della Lega – il Comune ha dormito su questa vicenda. Avevamo denunciato la situazione nel 2018 quando Rossi non era ancora sindaco. Noi siamo andati avanti e il 13 ottobre abbiamo constatato che era in corso l’inaugurazione della moschea o del centro culturale. Comunque non di un laboratorio. Proprio quella sera avevamo coinvolto il sindaco che si trovava nelle vicinanze: e si è arrivati a un’ordinanza solo due mesi più tardi. Finalmente l’amministrazione comunale si è svegliata. Ogni domenica andavo a controllare, vedevo tantissimi bambini. Speravo che l’amministrazione comunale si muovesse. Mi auguro che gli insegnanti non siano gli stessi che bastonavano i bambini a Monza”.
Il sindaco, però, si difende: “Prima non si poteva intervenire. I lavori sull’immobile erano in regola a parte una finestrella che è stata sanata. Fin lì non potevamo fare il processo alle intenzioni. Quando abbiamo visto il volantino dell’inaugurazione del centro culturale abbiamo fatto la diffida. Si può intervenire con ordinanza se c’è recidività e continuità. Tutto questo si è concretizzato nel momento in cui si è vista per la terza volta l’uso difforme”.