MEZZAGO – Venerdì 21 Febbraio si è svolto nella sede dell’ Associazione Industriali di Monza il secondo incontro nell’ambito della procedura di licenziamento collettivo avviata da Flowserve Valbart il 24 gennaio per 60 lavoratori su 175 dipendenti dell’azienda che opera nel settore dell’Oil & gas. L’incontro tra la direzione aziendale , le Rsu e La Fiom Cgil di Monza e Brianza si è concluso con un ‘ipotesi d’accordo che prevede la gestione dei 60 esuberi attraverso l’utilizzo dell’incentivazione all’esodo per favorire le uscite volontarie e la ricollocazione all’esterno dell’azienda, l’accompagnamento alla pensione sempre su base volontaria e la ricollocazione all’interno del gruppo.
“Siamo alla conclusione di una difficile vertenza occupazionale – dichiara Adriana Geppert della Fiom Cgil – con l’individuazione di strumenti non traumatici di uscita e di ricollocazione interna al gruppo per le lavoratrici ed i lavoratori coinvolti nel piano di esuberi dichiarati dall’azienda”.
Flowserve Valbart ha ribadito nel corso dell’incontro il mantenimento dell’attività industriale nel nostro Paese , con investimenti già approvati dalla multinazionale, necessari per riposizionarsi nel proprio mercato di riferimento e di rilancio tecnologico e competitivo della realtà italiana. “C’è ancora preoccupazione – spiega Geppert – rispetto alle difficoltà di mercato del settore. Flowserve Valbart che opera nell’oil & gas con la produzione e la commercializzazione delle valvole a sfera ha registrato una forte contrattazione di fatturato ed ordinativi negli ultimi anni e nei primi mesi di quest’anno non si vede ancora un’inversione di tendenza”.
“Per questo motivo – aggiunge la sindacalista – è necessario ed abbiamo chiesto all’azienda un monitoraggio costante e continuo dell’andamento dell’attività, del mercato, dei prodotti, dell’andamento occupazionale e di verifica del piano di uscite. L’ipotesi d’accordo conferma la presenza industriale di Flowserve Valbart nel nostro Paese, riduce il numero complessivo di uscite dall’azienda che avverranno solo su base volontaria, ma è necessario che l’azienda innovi e che il mercato registri una ripresa ed un’inversione di tendenza”.
Nel corso dell’incontro si è affrontata anche la questione della permanenza dell’insediamento produttivo a Mezzago. Nell’ambito della azioni finalizzate alla riduzione dei costi fissi, l’azienda ha dichiarato che il costo d’affitto dei capannoni occupati dalla multinazionale è molto alto e che sta verificando la possibilità di trasferimento dell’azienda. “Su questo punto – continua Geppert – abbiamo chiesto all’azienda il massimo impegno per rimanere a Mezzago e comunque nel caso questa non fosse una soluzione percorribile, di ricercare una soluzione di locazione nei comuni limitrofi per diminuire l’impatto del trasferimento sulle lavoratrici e sui lavoratori. E’ necessario un intervento diretto anche delle istituzioni, a partire da quelle locali, per creare le condizioni e mantenere l’insediamento produttivo a Mezzago. L’ipotesi d’accordo doveva essere illustrata e condivisa con le lavoratrici ed i lavoratori nelle assemblee programmate per ieri, 24 febbraio, ma a causa delle ordinanze emanate dal Ministero della Salute e dalla Regione Lombardia per il contenimento del coronavirus sono state sospese. Nei prossimi giorni verificheremo l’evoluzione della situazione generale sul coronavirus e valuteremo le possibili modalità di consultazione con le lavoratrici ed i lavoratori”.