“Ormai la situazione è imbarazzante: ritardi e soppressioni appesantiscono la vita dei pendolari lombardi. Ci chiediamo come il divorzio tra Trenord e FS potrebbe essere risolutivo”. Così Legambiente commenta il peggiorarsi di giorno in giorno della situazione del trasporto ferroviario in Lombardia e l’annunciata separazione da Fs.
Secondo l’associazione ambientalista non bastano a calmare gli animi di chi viaggia, infatti, gli annunciati 95 milioni di euro stanziati da Regione Lombardia per le manutenzioni straordinarie e i nuovi interventi, di fronte ai dati di Trenord che, nel mese di maggio, indicano come oltre la metà delle linee regionali abbia un indice di affidabilità inferiore a quanto previsto nel contratto di servizio. Considerati ritardi e soppressioni dei mesi di giugno e luglio, il dato potrebbe non cambiare anche nell’immediato.
“Non passa giornata senza che sulle linee ferroviarie lombarde i pendolari incappino in disservizi più, o meno, pesanti che aumentano l’esasperazione e la rabbia dei viaggiatori – dichiara Barbara Meggetto – presidente di Legambiente Lombardia – Le scuse di Regione Lombardia non sono sufficienti a sanare una situazione sempre più difficile. Servono risposte chiare e non siamo sicuri che tra queste si possa collocare l’annunciato divorzio tra Trenord e Fs. Oltre a parlare di governance, ai pendolari interessa sapere se la separazione annunciata è una premessa per la modernità del servizio, in cui conta di più, ad esempio, l’integrazione tariffaria e una seria gara per l’affidamento del servizio pubblico, o se invece tutto ciò diveterà un insopportabile ritorno al passato”.
In mancanza dei dettagli sul futuro assetto organizzativo e anche del Cda di FS, azzerato in questi giorni dal Governo, si chiede come sarà possibile firmare, da parte di Trenord, l’accordo quadro con l’azienda di Stato previsto per il 30 luglio. “Nel frattempo – conclue il presidente di Legambiente – sarebbe utile aver chiaro soprattutto i costi di tale operazione. Cosa succederà ora? Cara Regione Lombardia il federalismo ferroviario è meglio non sperimentarlo sulla pelle dei pendolari!”.