ROMA – L’omosessualità della moglie, anche nel caso di un matrimonio durato più di dieci anni e arricchito dalla nascita di tre figli, è stato riconosciuto dalla Cassazione come motivo valido per la delibazione di una sentenza ecclesiastica di annullamento delle nozze, in questo caso quelle di una coppia pugliese, insieme all’esclusione della indissolubilità del vincolo da parte del marito.
Invano il Pg della Suprema Corte – Francesca Cerioni, magistrata specializzata in diritto della famiglia e delle persone – si è opposto parlando di decisione “discriminatoria” della “libertà sessuale e affettiva” della donna considerata, dalla sentenza emessa dal Tribunale ecclesiastico regionale della Puglia e recepita dalla Corte di Appello di Lecce nel 2017, come affetta da “malattia psichica”.