Oggi non ci scandalizziamo più. E’ la routine, grazie al cielo. Ma il 29 luglio 1976, quando una donna entra a far parte del Governo italiano per la prima volta nella storia, molti si chiedono chi è questa Tina Anselmi di Castelfranco Veneto. Da quelle parti lo sanno molto bene, così come non sono meravigliati gli addetti ai lavori: è una donna di formazione cattolica, profondamente antifascista dopo essere stata costretta da ragazza ad assistere a un’impiccagione di massa voluta dai tedeschi per rappresaglia. Non è però, come diremmo oggi, una con manie di grandezza. Finita la guerra si iscrive all’Università Cattolica di Milano per dedicarsi all’insegnamento.
Sono gli altri che riconoscono subito il suo valore. Già nel 1945 viene coinvolta nel sindacato, settore tessile, della Cgil prima di passare alla Cisl quando verrà costituita. Un impegno che la porta ad accettare anche la proposta di impegnarsi nel movimento giovanile della Democrazia Cristiana. E’ l’inizio della sua attività politica: nel 1959 ecco che approda al consiglio nazionale della Dc.
Per la sua attività parlamentare bisognerà attendere il 1968, quando verrà eletta nella circoscrizione Venezia-Treviso. Accadrà, ininterrottamente, fino al 1992. Tre volte sottosegretaria al Ministero del Lavoro e della Previdenza sociale, il 29 luglio 1976 viene nominata ministro dal Presidente del Consiglio, Giulio Andreotti. Nella sua carrierà diventerà anche Ministro della Sanità.
Il suo lavoro non passa sotto silenzio. Anche se non tutti lo sanno, è stata lei a porre la “prima pietra dell’emancipazione femminile” con la legge sulle pari opportunità. Alla Sanità, invece, determinante il suo contributo per la riforma che dà vita al Servizio Sanitario Nazionale. Nessuno, col passare degli anni, si chiede più chi è questa Tina Anselmi. Anzi, in più occasioni non sono mancati i sostenitori che hanno avanzato la sua candidatura per un altro fatto storico: l’elezione della prima donna alla Presidenza della Repubblica Italiana. Nel 2016 le viene perfino dedicato un francobollo. Prima anche stavolta: mai nessuna persona in vita in Italia aveva mai ottenuto un riconoscimento simile.
Gualfrido Galimberti