“La ripresa delle attività economiche passa anche attraverso le politiche per la famiglia. È urgente pianificare la riapertura dei servizi educativi per l’infanzia. In mancanza di date certe e di un sostegno economico ad hoc, saranno le donne a pagare il prezzo più alto, proprio mentre con tanta fatica cerchiamo di rimettere in moto le nostre aziende”. Così Maurizio Casasco, presidente di Confapi in una nota.
Il Dpcm del 17 maggio infatti, pur ammettendo giustamente l’apertura di centri estivi a partire dal 15 giugno, prescrive ancora la chiusura dei servizi educativi per l’infanzia e delle attività didattiche.
È necessario allineare la riapertura degli asili nido, pubblici e non, con l’esigenza degli adulti di tornare al lavoro, ovviamente stabilendo procedure di garanzia e sicurezza. Confapi sostiene la necessità di rivedere urgentemente queste norme, perché allo stato attuale non garantiscono tutele né ai genitori che fruiscono di questi servizi né ai dipendenti del settore.
In assenza di interventi legislativi saranno dunque le fasce più deboli ad essere maggiormente penalizzate, ovvero i bambini da 0 a 5 anni e le donne che dovranno scegliere tra lavoro e famiglia. Sono loro i beneficiari di un servizio assicurato anche da imprese in grande maggioranza no profit, che integrano l’offerta educativa pubblica.