Il suo vero nome ufficiale non dice nulla ai più, se non agli appassionati delle quattro ruote. La Typ1, però, avrà un successo mondiale tanto da detenere per lungo tempo il primato di auto più venduta in assoluto. Parliamo di una Volkswagen, naturalmente, di quella che in Italia sarà conosciuta da tutti come Maggiolino. Il nome corretto, del resto, non verrà utilizzato nemmeno in Germania dove, trent’anni dopo la produzione del primo modello, si preferirà chiamarla Kaefer (maggiolino). Nomi simili in tutto il mondo, da Beetle per gli anglofoni, Escarabajo per gli ispanici, Coccinelle per i francesi.
Al di là del nome, pochi sanno che a dare il via al progetto è nientemeno che Adolf Hitler. E’ lui a volere una macchina per il popolo con prezzi accessibili. Curiosamente Hitler indica altre caratteristiche ben precise che deve avere la vettura: deve poter trasportare cinque persone (oppure tre soldati con mitragliatore), consumare in media 7 litri ogni 100 chilometri, raggiungere i 100 chilometri orari di velocità. Infine il prezzo: non deve costare più di 1.000 Reichsmark, prezzo decisamente inferiore a quello della Opel 1.2 L, allora la più economica con il suo prezzo di 1.550 Reichsmark. Insomma, ci vuole un’auto rivoluzionaria per l’epoca e il progetto viene affidato a uno che di vetture se ne intende: Ferdinand Porsche, che già da qualche tempo ha in mente qualcosa di simile, anche se la Mercedes-Benz non lo appoggia a dovere.
Alla fine il risultato è però la scopiazzatura di un modello già esistente: la Typ1 è molto ma molto simile alla cecoslvacca Tatra V570, auto che del resto lo stesso Hitler dichiara pubblicamente di apprezzare. A guerra finita, naturalmente, i cecoslovacchi alzeranno la voce: otterranno negli anni ’60 un mega risarcimento.
Il nome iniziale della nuova automobile è decisamente orribile: “Auto della Forza attraverso la Gioia”. Così piace a Hitler e così accettano i tedeschi. Anche gli operai che, attirati dalla promessa di un prezzo basso, iniziano a versare quote settimanali in vista del perfezionamento dell’acquisto. E’ un’enorme massa di denaro che permetterà di creare lo stabilimento Volkswagen a Wolfsburg.
La prima apparizione della vettura è nel 1938. L’anno successivo viene presentata al Salone di Berlino. Poi, a causa dell’inizio della guerra, la Volkswagen accantona in progetto per dedicarsi alla produzione bellica leggera. Da Wolfsburg verranno “sfornate” a ripetizione le Kubelwagen, la Schwimmwagen (un anfibio a trazione integrale).
Il lancio vero e proprio della Volkswagen, ironia della sorte, lo si deve agli stranieri: a un ufficiale inglese che propone di non demolire lo stabilimento dopo la guerra, agli italiani che lo ricostruiscono. Tanto basta per arrivare già nel 1945 a produrre 1.000 maggiolini al mese. Quota tutt’altro che casuale: viene stabilito, infatti, che sotto quel numero si procederà alla chiusura definitiva.
L’auto, però, ottiene presto un gran successo. Già negli anni ’50 l’azienda è costretta a pensare a una produzione internazionale su larga scala, con la necessità di aprire filiali nelle americhe e in sudafrica. Piano piano vengono introdotte molte modifiche e molte migliorie. Alcune vengono anche scartate: tra queste l’introduzione del motore diesel che garantisce bassissimi consumi ma viene giudicato poco performante.
Nel 1955 si arriva già alla milionesima vettura prodotta. Tre anni più tardi i tedeschi si rivolgono a Battista Farina, il fondatore della Pininfarina, che li affida al figlio Sergio. Questi non ha dubbi quando gli chiedono di cambiare qualcosa: “E’ perfetta così – dice ai tedeschi – perché cambiarla?”. Si concede solo una novità, ovvero l’ampliamento del lunotto posteriore.
Il Maggiolino cabriolet continuerà a essere prodotto fino al 1980. Quello più tradizionale, invece, arriverà fino al 65esimo anno di età con produzione cessata nel 2003 con ultimo modello uscito dallo stabilimento del Messico.
In Europa, nel frattempo, quest’auto che ha fatto innamorare milioni di persone è già stata sfrattata da una vettura ideata da Giorgetto Giugiaro. Si chiama Golf, entra in produzione nel 1974 ed è un altro successo mondiale. Il Maggiolino ha trovato l’erede.
Gualfrido Galimberti