“Oggi più che mai serve lavorare più sulla qualità che sulle quantità, sui valori più che sui volumi”. Olga Bussinello, direttore del Consorzio Tutela Vini della Valpolicella riassume in una sola frase quello che è stato un confronto che ha coinvolto tutti i soci per trovare la ricetta anti Covid in questo momento di emergenza.
La scelta è stata quella di limitare la produzione e di dire no a nuovi impianti nella denominazione per altri 2 anni. Decisioni prese a larga maggioranza.
La prima è stata la più facile: già la Regione Veneto aveva chiesto di passare a una resa di 120 a 100 quintali per ettaro, con una cernita dell’uva destinata all’appassimento di Amarone e Recioto pari al 45%.
Sotto il controllo dei produttori la necessità di non abbassare il prezzo medio, offrendo in cambio una maggiore qualità del prodotto. Se il vino è uno dei biglietti da visita dell’Italia nel mondo, quelli della Valpolicella sono particolarmente internazionali: i tre quarti del valore delle vendite di Amarone, Ripasso, Valpolicella e Recioto sono dovuti al commercio con l’estero.