È servito un vero e proprio “pedinamento virtuale” della Polizia postale per smascherare una rete di pedofili italiani che si scambiavano materiale pedopornografico su una nota piattaforma di messaggistica. Gli investigatori sono riusciti a dare un volto ai nickname utilizzati in Rete identificando, così, 50 persone per cui sono state disposte le perquisizioni.
L’indagine è stata condotta dagli uomini del Centro nazionale di contrasto alla pedopornografia online e dal compartimento Polizia postale di Torino che isolando i singoli nickname e recuperando per ognuno di loro il materiale condiviso, sono riusciti ad estrapolare le connessioni IP utili alle indagini.
Per tre degli indagati sono scattate le manette in quanto sono stati trovati in possesso di grossi quantitativi di materiale pornografico: sequestrati migliaia di files.
L’operazione, diretta dalla procura di Torino, ha coinvolto tutto il territorio nazionale impegnando nelle operazioni di perquisizione 15 Compartimenti e 24 Sezioni della postale ed è il frutto di una collaborazione internazionale con il National child exploitation coordination center (Ncecc) canadese.
Il materiale sequestrato è risultato essere molto diversificato: ci sono foto che rappresentano scene di nudo ad altre dai contenuti raccapriccianti dove le vittime sono spesso neonati; in alcuni casi si è riscontrata la presenza di materiale autoprodotto in ambito familiare, in alcune immagini venivano coinvolti animali e adottate pratiche di sadismo.
Dall’analisi dei files gli investigatori, avvalendosi di un protocollo di categorizzazione del materiale illegale condiviso a livello internazionale, sono riusciti a creare una vera e propria profilazione dei criminali in base ai gusti espressi ed alle modalità di interazione in Rete. Ed è proprio attraverso questa analisi che sono riusciti ad identificare un pedofilo già arrestato nell’ambito di un’altra indagine analoga, qualche mese fa.