GENOVA – Un giro di affari illegali di oltre 20 milioni di euro l’anno era il frutto di frodi informatiche e riciclaggio attribuite a un’organizzazione criminale transnazionale scoperta dalla Polizia postale con il coordinamento della procura della Repubblica di Genova.
Ieri mattina, i poliziotti del settore Financial cybercrime della Polizia postale, in collaborazione con Eurojust, Europol e la Polizia rumena, hanno eseguito 13 arresti tra Italia e Romania, oltre a diversi sequestri di ville, appartamenti, automobili, esercizi commerciali e denaro contante.
Le ordinanze di custodia cautelare sono state emesse dal Gip di Genova a conclusione di un’indagine durata oltre 2 anni che ha permesso di delineare tutta l’attività criminale dell’organizzazione nel campo del cybercrime finanziario.
L’organizzazione si avvaleva di hacker bene addestrati ed operanti dalla Romania che mettevano in atto le frodi informatiche attraverso l’acquisto di beni e servizi su portali di e-commerce per l’affitto di inesistenti case-vacanza. In alcuni casi, invece, utilizzavano il phishing informatico attraverso la diffusione di virus destinati alla sottrazione di password e dati personali, che venivano inviati utilizzando false email oppure mediante siti-clone, apparentemente identici agli originali, creati al solo scopo di carpire codici e dati personali. Una volta portate a termine le frodi subentrava la necessità di “ripulire” il denaro “guadagnato” illegalmente.
Due cittadini rumeni di 52 e 49 anni residenti a Genova, con le rispettive mogli, tutti formalmente disoccupati, gestivano, a Genova, una rete di procacciatori incaricati di reclutare, tra le persone più bisognose, prestanome disposti a mettere a disposizione, dietro un modesto compenso, la loro identità per l’apertura di moltissimi conti correnti. Su tali conti confluivano centinaia di bonifici, frutto delle truffe, da tutto il mondo. Dai conti correnti poi veniva decurtata una percentuale del 35-40% trattenuta in Italia a titolo di provvigione per il servizio reso.
Infine, il denaro veniva ritirato da “corrieri” (noti alle polizie internazionali col termine di “Money Mules” letteralmente “Muli di denaro”), che lo nascondevano nelle cosiddette “carrozze” (furgoni, pullman o autovetture proprie o prese a noleggio) con cui il contante veniva fisicamente trasportato in Romania.