Sono crollati del 24% i livelli del Po a fine luglio rispetto allo stesso periodo dello scorso anno mentre i maggiori laghi del nord che servono a dissetare i campi della pianura padana, dove si produce un terzo del Made in Italy agroalimentare nazionale, sono in affanno su valori ben al di sotto della media, mentre sono in forte deficit da mesi i bacini del centro-sud. E’ quanto emerge dal monitoraggio della Coldiretti in riferimento all’ultima ondata di caldo africano con temperature fino a 40 gradi che sta investendo l’Italia da nord a sud con gli agricoltori che si preparano a irrigazioni di soccorso per salvare le colture in campo e con i frutti maturi sulle piante che rischiano di essere feriti da colpi di calore e scottature mentre sulle colline dell’Emilia Romagna le olive già cadono a terra stressate dal caldo.
Il Po al Ponte della Becca (Pavia), alla confluenza con il Ticino, è crollato a 2,84 metri sotto lo zero idrometrico – evidenzia la Coldiretti – e l’Autorità di bacino ha evidenziato il rischio di un apporto idrico non sufficiente per le colture. Intanto la riduzione delle portate del fiume ha provocato un aumento della risalita dell’acqua salata del mare verso l’interno del delta aggravando il rischio di inaridimento dei terreni.
Anomalie si vedono anche nei grandi laghi del Nord: quello di Como ha un riempimento dell’invaso del 26% e un livello che non supera i 4 centimetri sopra lo zero idrometrico contro una media storica di quasi 81 centimetri, il Maggiore segna un livello di 24,6 centimetri contro gli oltre 76 della media e un riempimento al 40%, mentre resiste il Garda. Sono gli effetti del grande caldo e dell’assenza di precipitazioni significative in un 2020 che con un inverno mite e precipitazioni praticamente dimezzate si classifica come il secondo semestre più caldo dal 1800 con temperature superiori di 1,1 gradi rispetto alla media.
Intanto in Centro Italia, cresce la sete: nelle Marche i bacini hanno perso 1 milione di metri cubi d’acqua in una settimana, scendendo a circa 43 milioni, mentre resistono Lazio, Abruzzo, Sardegna. Al Sud resta critica la situazione in Sicilia e continuano a diminuire le riserve idriche negli invasi di Puglia dove le riserve di acqua sono scese sotto i 118 milioni di metri cubi (-91 milioni rispetto all’anno scorso) e in Basilicata dove sono rimasti circa 291 milioni (-64,26 milioni rispetto al 2019) secondo Anbi.
Ma con l’innalzamento delle temperature – continua la Coldiretti – crescono i timori per scottature e bruciature su frutti ed ortaggi e diventa più difficile il lavoro di raccolta. L’agricoltura è l’attività economica che più di tutte le altre vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici con sfasamenti stagionali ed eventi estremi che hanno causato una perdita in Italia di oltre 14 miliardi di euro nel corso del decennio tra produzione agricola nazionale, strutture e infrastrutture rurali.
“In un Paese comunque piovoso come l’Italia che per carenze infrastrutturali trattiene solo l’11% dell’acqua, occorre un cambio di passo nell’attività di prevenzione”, dichiara il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “bisogna evitare di dover costantemente rincorrere l’emergenza con interventi strutturali”. Il primo passo è “la realizzazione di piccole opere di contrasto al rischio idrogeologico, dalla sistemazione e pulizia straordinaria degli argini dei fiumi ai progetti di ingegneria naturalistica, per questo – conclude Prandini – abbiamo ideato ed ingegnerizzato e poi condiviso con Anbi, Terna, Enel, Eni e Cassa Depositi e Prestiti la messa in cantiere di una rete di circa mille laghetti nelle zone di media montagna da realizzare senza cemento e da utilizzare per la raccolta dell’acqua da distribuire in modo razionale in primis ai cittadini, quindi all’industria e all’agricoltura”.