L’emergenza Covid taglia 24 miliardi di consumi alimentari degli italiani nel 2020 per effetto del crollo del canale della ristorazione che non viene compensato dal leggero aumento della spesa domestica. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Ismea in occasione del Cibus Forum. La spesa alimentare degli italiani – evidenzia Coldiretti – si è ridotta del 10% rispetto allo scorso anno tornando indietro di dieci anni su valori del 2010. A pesare è stata la chiusura durante il lockdown della ristorazione per la quale rimane una situazione di sofferenza per le difficoltà economiche, lo smart working, la diffidenza dei consumatori e le difficoltà del turismo, soprattutto straniero.
Con la fine delle limitazioni agli spostamenti l’effetto “scorta” legato ai timori ingiustificati sugli approvvigionamenti per la spesa domestica si è invece progressivamente affievolita per tornare su valori leggermente superiori alla media in una situazione in cui sono in calo tutti i settori del commercio al dettaglio. Una situazione che sta rivoluzionando anche gli equilibri all’interno delle filiere produttive che pesa sulla vendita di molti prodotti agroalimentari, dal vino alla birra, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura ma anche su salumi e formaggi di alta qualità che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco.
“In questo contesto per la prima volta si interviene in modo integrato dal campo alla tavola a sostegno della filiera agroalimentare Made in Italy” ha affermato il Presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare l’importanza del “bonus filiera Italia” per 600 milioni di euro nel DL Agosto che prevede per gli esercizi di ristorazione che abbiano subito una perdita di fatturato uno specifico finanziamento a fondo perduto per l’acquisto di prodotti di filiere agricole, alimentari e vitivinicole da materia prima italiana. In un momento difficile per l’economia ora dobbiamo portare sul mercato il valore aggiunto della trasparenza estendendo anche ai ristoranti l’obbligo di indicare in etichetta nei menù l’origine di tutti gli alimenti serviti a tavola, dal pesce alla carne, per combattere la concorrenza sleale del falso Made in Italy”.
Per questo – precisa Prandini – vanno combattuti in Europa sistemi di etichettatura nutrizionale come quello Nutriscore o a semaforo che sono fuorvianti, discriminatori ed incompleti e finiscono per escludere paradossalmente dalla dieta alimenti sani e naturali. “L’emergenza globale provocata dal coronavirus ha fatto emergere una consapevolezza diffusa sul valore strategico rappresentato dal cibo” ha affermato il Presidente della Coldiretti nel sottolineare che l’Italia deve superare le fragilità presenti e difendere la sovranità alimentare contrastando la delocalizzazione produttiva e degli approvvigionamenti con il supporto a progetti integrati di filiera dal campo alla tavola”.
Il Paese – sostiene Prandini – può ripartire con un deciso un impegno per l’innovazione con l’agricoltura 4.0 di precisione, investimenti in tecnologie in un’ottica di economia circolare, dal settore della chimica verde alla valorizzazione di allevamenti e foreste per la produzione di biometano e biogas, ma è anche importante il patto per l’export con la creazione di nuovi canali e una massiccia campagna di comunicazione per le produzioni 100% Made in Italy. Serve poi recuperare i ritardi strutturali e sbloccare tutte le infrastrutture che migliorerebbero i collegamenti per via marittima e ferroviaria, con una rete di snodi composta da aeroporti, treni e cargo. In questo contesto – precisa Prandini – è importante l’opportunità offerta dal recovery fund che offre importanti risorse che devono servire anche per sostenere la competitività dell’agroalimentare.
Ma è importante – sostiene Prandini – superare il digital divide che spezza il Paese fra zone servite dalla banda larga e altre invece no, fra città e campagne, per far esplodere le enormi risorse che il territorio può offrire anche grazie alle opportunità offerte dall’accordo fra CDP e Tim per l’estensione della banda larga su tutto il territorio nazionale.
In gioco – conclude la Coldiretti – c’è la prima filiera del Paese con l’agroalimentare che vale 538 miliardi, offre lavoro a 3,6 milioni di posti di lavoro e vale il 25% del Pil grazie all’attività di 740mila aziende agricole, 70mila industrie alimentari, oltre 330mila realtà della ristorazione e 230mila punti vendita al dettaglio.