La seconda ondata del coronavirus spaventa gli italiani e congela i consumi, bloccati dalla paura e dalle nuove restrizioni alle attività, bruciando tra gli 8 e i 10 miliardi di euro di spesa delle famiglie nel quarto trimestre di quest’anno. Solo lo stop alla festa di Halloween, che ricorre proprio questa sera, porterà alla perdita di circa 200 milioni di euro di consumi nel commercio, negli eventi e nella somministrazione. A stimarlo è Confesercenti.
Una settimana fa stimavamo che le nuove restrizioni avrebbero comportato una riduzione dei consumi di 5,8 miliardi di euro. Ciò sotto l’ipotesi che le misure potessero essere rimosse già alla fine della prima settimana di novembre, senza dunque impatti sulle spese natalizie. La stima però deve ora essere rivista in senso pessimistico, sia alla luce della dinamica dei contagi italiani sia in considerazione dei provvedimenti adottati dagli altri Paesi europei e dall’Italia con l’ultimo Dpcm.
Le restrizioni, infatti, non colpiscono solo palestre, centri benessere, eventi, fiere, sagre, bar e ristoranti: l’impatto negativo è diffuso in tutte le attività. La chiusura anticipata alle 18.00 di ristorazione e dei bar – oltre a mettere a terra il settore – sta facendo sentire i suoi effetti su tutti gli altri consumi, portando a un crollo generalizzato degli incassi anche nel commercio. La perdita è stimabile, per il settore, in circa 50 milioni di euro al giorno. Anche perché la corsa dei contagi nei Paesi europei e la dimensione ‘continentale’ che stanno assumendo le restrizioni amplifica l’impatto sulla fiducia delle famiglie e sulla loro propensione a spendere.
In questo quadro – sottolinea Confesercenti – è necessario un sostegno più ampio alle imprese. Troppi settori sono esclusi dal DL Ristori. Per questo abbiamo scritto al governo per chiedere di attivare un tavolo di monitoraggio per individuare le imprese che sono realmente in sofferenza, a prescindere dal codice Ateco. L’effetto di questa seconda ondata va infatti oltre le restrizioni stabilite dal Dpcm. Per molte attività, già logorate dalla crisi innescata dalla pandemia, potrebbe voler dire la chiusura definitiva. Per questo riteniamo che sia assolutamente necessario anche bloccare le procedure di fallimento: se non si farà così, il rischio è di far cadere le imprese nelle mani della criminalità organizzata.