Nel 2020 bar, ristoranti, discoteche e imprese di catering e banqueting hanno perso 243mila occupati rispetto al 2019, anno in cui il numero di questi ultimi sfioravano il milione. Il colpevole? Semplice, la pandemia e le relative misure restrittive imposte ai pubblici esercizi. La stima, su dati Inps, è dell’ufficio studi di Fipe-Confcommercio, secondo il quale a pagare il conto della crisi sono stati soprattutto cuochi, camerieri, barman (tra questi anche poco meno di 20mila apprendisti). Non a caso sono proprio i più penalizzati, visto che il 70% di chi ha perso il lavoro ha meno di 40 anni.
Nel dettaglio, l’occupazione è calata del 25,2% nei ristoranti, del 26,2% nei bar e addirittura del 57,4% nelle discoteche. Senza sorprese, visto il blocco dei licenziamenti, è il lavoro a tempo determinato e stagionale ad essere stato penalizzato: 166mila fra coloro che hanno perso l’occupazione, il 54,9%, erano infatti lavoratori a tempo determinato e il 40,7% con contratti stagionali. A livello territoriale guida la triste classifica il Centro Italia, con Toscana e Lazio in testa, dove gli occupati sono scesi del 27,6%, mentre nel Nord Ovest il crollo si è fermato mediamente al 25,8%.
“Le nostre peggiori previsioni si sono avverate. Le imprese sono ormai allo stremo, senza più l’ossigeno necessario per respirare. Il mondo della ristorazione nel 2020 è dovuto stare chiuso forzatamente per 160 giorni - commenta Fipe Confcommercio – mentre ai locali da ballo e alle imprese di catering è andata persino peggio. Ogni volta che si intravedeva uno spiraglio di ripresa, ecco arrivare nuove chiusure. In questo modo si è smesso di investire sul futuro e infatti tra i più penalizzati ci sono stati i giovani e i giovanissimi. La speranza è che si possa invertire il trend una volta per tutte e che questo sia davvero l’ultimo sforzo. Ma occorre programmare la ripartenza sin da subito”.
“Nel 2020 hanno chiuso 15mila pubblici esercizi. La previsione per il 2021 è che ne chiudano altri 35mila e si arrivi complessivamente a 50mila. Inoltre, sono andati perduti 250mila posti di lavoro”. Numeri drammatici quelli snocciolati dal presidente di Fipe-Confcommercio, Lino Stoppani, per il quale “alle attività dei pubblici esercizi e ad altre commerciali sono stati imposti sacrifici e obblighi di chiusura. Nonostante questo il virus continua a correre e quindi probabilmente non siamo noi la causa di diffusione del contagio. Qualcosa non va nella filiera di presidio e gestione della malattia”.