TORINO – “La pandemia rischia di provocare un aumento dell’incidenza delle patologie cardiovascolari: è fondamentale la creazione di percorsi di sorveglianza per pazienti che hanno avuto il Covid per monitorare l’eventuale insorgenza di infiammazioni cardiache come miocarditi e pericarditi non preesistenti al contagio. E’ centrale l’osservazione cardiologica del paziente, nell’ottica di una continuità clinico assistenziale del percorso di cura, dal pre ricovero al follow up post dimissioni”. Lo spiega Federico Nardi, presidente dell’Anmco, associazione medici cardiologi ospedalieri, Piemonte e Valle d’Aosta.
“Un recente studio pubblicato sullo European Hearth Journal – dice Nardi – ha dimostrato che circa il 50% dei pazienti ricoverati per una forma grave di Covid-19 e che mostravano livelli elevati di troponina hanno riportato danni al cuore. Una complicanza rilevata tramite risonanza magnetica un mese dopo la dimissione. Nei casi analizzati si trattava di miocardite, cioè l’infiammazione del muscolo cardiaco, infarto, ischemia o combinazioni di tutti e tre i fattori insieme. In questo senso è necessario un monitoraggio che deve coinvolgere anche le persone a elevato rischio cardiovascolare, che senza considerare la possibilità di contagio da Covid hanno un pericolo di morte superiore o uguale al 20% nei 5 anni dopo la prima manifestazione patologica. Nardi cita il caso di Alessandria, dove “è stata organizzata una rete diffusa di elettrocardiografi collocati in ambulatori e case della salute afferenti alla Asl, che potrebbe essere utilizzata anche a questo scopo”. (ANSA).