La bella stagione si apre all’insegna del bere beverino, e dopo tante regole per l’accesso al bancone del bar con soluzioni “ready to drink” per brindisi tra le mura domestiche o in chioschi e esercizi non vocati alla mixology professionale.
Nel mondo dei cocktail si moltiplicano le proposte di drink già pronti a bassa, se non zero, gradazione alcolica, mentre l’universo dei produttori di vino, nel dibattito apertosi in sede Ue , è spaccato tra i difensori della tradizione enoica di qualità certificata e chi intravede una nuova nicchia di mercato per le produzioni made in Italy ma “a rischio- secondo Unione Italiana vini- per confusione e demagogia”. Un tema dunque divisivo ma che ha comunque compattato la filiera (Aci – Alleanza delle Cooperative italiane, Assoenologi, Cia, Confagricoltura, Copagri, Federdoc, Federvini e Unione Italiana Vini) che, in una lettera congiunta al ministro delle Politiche agricole, ha in questi giorni sottolineato che “i prodotti totalmente dealcolati avrebbero dovuto contemplare il termine “bevanda” in luogo di vino”.
Nella lettera, la filiera chiede che questi prodotti, pur inquadrati nell’ambito del Regolamento Ocm, siano classificati come nuove categorie e non come termini che accompagnino le categorie esistenti. Mentre secondo l’enologo senese Jacopo Vagaggi “il vino dealcolato è diverso ma non una minaccia, piuttosto un mezzo che può creare nuove possibilità di mercato”.
Intanto la bella stagione si apre con novità all’aperitivo. I grandi classici del bere frizzante, i drink Bellini, Puccini, Rossini, Mimosa, Tintoretto, Raspini, sono stati ripensati dal barman-imprenditore Giancarlo Mancino nel progetto “Ready to Drink”, già esportato in 20 Paesi che mira anche a presentare in chiave contemporanea produzioni un po’ dimenticate. Il mio intento, precisa Mancino, “è quello di far riscoprire i cocktail italiani frizzanti che via via andavano perdendosi. Nel realizzarlo ho avviato un ammodernamento del prodotto finale, scegliendo anche nuove tecniche di produzione sostenibili e cruelty free. Ecco perché amiamo parlare di “rimasterizzazione”, perché abbiamo pensato a un prodotto che potesse riportare in vita una categoria di bevande dimenticate inserendosi nelle sue nuove tendenze: frizzante, pronto da bere, poco zuccherino, vegano, bassa gradazione alcolica, fruttato, innovativo eppure classico. Alcuni dei “Sei Bellissimi” saranno disponibili anche in versione analcolica, come per esempio il primo nato della famiglia, che prende il nome di BelliNO. Questo viene ricavato dall’unione del mosto d’uva Moscato alla purea di pesche”.
Proprio il BelliNO è stato tra i partner dell’ultima edizione della Asia’s 50 Best Bars ad ulteriore conferma di un trend – quello del low/no alcohol – che si sta sempre più affermando a livello globale.
Su questa scia anche il guro della birra artigianale, il piemontese Teo Musso, che sta lanciando sei “Italian craft cocktail” proponendo i classici della miscelazione con ingredienti innovativi riconducibili alla filiera Baladin.
L’approccio è pop ma senza rinunciare alla qualità , sottolineano: “Può essere servito con dignità – ha detto Michele Marzella barman di Affini a Torino – come un drink fatto bene in locali non incentrati sulla mixology, o bevuto a casa aggiungendo ghiaccio in un bicchiere oppure direttamente dalla lattina”. “Con basse calorie e senza coloranti vogliamo andare incontro – ha concluso Musso – ai consumatori che apprezzano emozioni a basso grado alcolico. Un risultato che è frutto di ricerca, sperimentazione e tanti anni dietro al bancone, con la responsabilità di far star bene e far bere moderato”. (Ansa).