Si cerca di portare i cittadini a farsi vaccinare, introducendo l’obbligo del Green Pass nella quotidianità, ma questo non è consentito a chi si è fatto somministrare una dose nei Paesi che non appartengono all’Unione Europea. E’ di sicuro uno dei problemi da affrontare. E il virologo Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario dell’Irccs “Galeazzi” di Milano, lancia un appello perché si arrivi presto a una soluzione.
“Non riconoscere il green pass a chi ha fatto il vaccino nei Paesi extra europei è assurdo – spiega in un’intervista al “Messaggero” -. Bisogna velocizzare le modalità di equiparazione delle certificazioni vaccinali rilasciate. Solo così eviteremo situazioni che possono creare grosse difficoltà a chi si sposta per lavoro o anche per le vacanze”.
Nei giorni scorsi anche Alessio D’Amato, assessore alla Sanità della Regione Lazio, aveva evidenziato la situazione di disagio di chi ha ricevuto il vaccino Sputnik, non riconosciuto in Italia: questo, per esempio, impedisce ai russi (o agli italiani che lavorano in Russia) di entrare nel nostro Paese. Stessa sorte per chi vive a San Marino.
Pregliasco, al di là di questi aspetti tecnici da risolvere, difende però la scelta del Green Pass: “E’ una misura magari fastidiosa, con dei costi, da precisare meglio in alcuni suoi aspetti pratici, ma sicuramente efficace. Siamo di fronte a scenari pesanti che magari non si verificheranno ma che vanno previsti: la riapertura delle scuole e il peggioramento delle condizioni meteo potrebbero determinare un nuovo incremento dei casi, e strumenti come il Green Pass aiutano ad evitarlo”.