Siamo tutti colpiti dai fatti dell’Afghanistan. Qui in Brianza 24 sindaci di centrosinistra hanno deciso di non rimanere con le mani in mano: hanno condiviso una lettera da inviare al Governo e all’Anci (Associazione nazionale Comuni italiani).
“Da tempo, inutile negarlo – scrivono i sindaci -, stiamo accettando il fatto che esistano nel mondo “zone franche”. Della discriminazione, della tortura, del dolore, dell’azione politica laddove garante di democrazia, condivisione e solidarietà. L’Afghanistan è una di queste terre, che oggi, da metà agosto in qua, si manifesta con immagini che frustano. Le immagini atroci di bambine e bambini “consegnati” all’Occidente dalle loro madri, impossibilitate ad assicurare ai propri figli un’opportunità di vita, ci traumatizzano, ci impongono a non restare fermi e ad esprimere sdegno e repulsione. Ci ritroviamo allora a dirci che abbiamo il dovere di aiutare questi bambini. Che abbiamo il dovere di trovare una via che indichi loro una storia nuova, fatta di dignità e di rispetto. I requisiti minimi”.
“La difesa delle donne, delle bambine e dei bambini afghani – aggiungono – ci mette di nuovo di fronte ad un bivio: tradire o difendere i diritti e i valori universali? Da decenni ci battiamo per il rispetto dei principi umanitari, per la tutela delle donne e della parità di genere e la domanda trova una risposta netta, sicura per il nostro modo di pensare e per la nostra anima. Le donne afghane che frequentano la scuola, che raggiungono l’Università, che stanno piano piano conquistando sicurezza e consapevolezza del proprio valore, meritano il nostro aiuto. A maggior ragione se proprio grazie a quello studio, a quel sapere hanno intercettato il concetto di democrazia, di diritti e di valori. Ci sono mai stati dubbi? Allora facciamolo. Facciamo in modo di aiutarle a non diventare prede o schiave, comunque vittime, ma protagoniste di una loro resistenza. Perché, nella loro mente e nella loro anima, non siano tradimento e abbandono le uniche parole a ricordare l’Occidente”.
“I diritti umani – ricordano i sindaci – sono il vessillo di ogni democrazia e la democrazia non ha frontiere. Non possiamo ammainare la sua bandiera agli occhi del mondo. I mezzi ci sono. I mezzi si trovano. Se falliamo ancora, se lasciamo che ancora una volta la parte più fragile di un popolo stremato venga brutalizzata, violentata, privata della dignità umana, come potremo vantarci ancora della nostra “anima”? Occorre studiare. Capire. Parlare. Scrivere. Discutere sugli errori commessi per anni, anche in Afghanistan, nel nome di un genere di “democrazia” alle volte un po’ ipocrita. In caso contrario mai ci sarà tregua, mai ci difenderemo dall’inclinazione dell’uomo per le atrocità. Questo è il compito della politica. Della buona politica. Sempre di nuovo, sempre daccapo, anche disperatamente”.
“Ci impegniamo come Comuni – concludono i sindaci brianzoli – ad esserci sempre all’interno dei percorsi umanitari individuati e proposti, anche condivisi con Anci, forti dell’esperienza di rete già costruita nel passato sul nostro territorio e oltre. In accordo con Anci regionale, le nostre città sono pronte a dare il loro fattivo contributo per promuovere forme di accoglienza che vadano oltre l’individuazione di spazi d’alloggio ma che possano attivare percorsi di integrazione sociale per donne e uomini, bambine e bambini, che ora sono in serio pericolo. In passate occasioni, il coordinamento e la collaborazione fra Enti territoriali ha già dimostrato la capacità di reazione a tutela dei diritti primari che appartengono a ogni persona. Anche questa volta, i nostri Comuni sono a disposizione per fare tutto ciò che verrà loro chiesto. Occorre naturalmente attivare velocemente corridoi umanitari che garantiscano la sopravvivenza delle persone e dei loro diritti”.