Uno schianto tremendo, a tutta velocità, contro il tredicesimo pilastro del Pont de l’Alma a Parigi. E’ il 31 agosto 1997 e Diana Frances Spencer, per tutti Lady D, muore tragicamente nell’incredulità generale. La estraggono ancora viva dalle lamiere contorte dalla Mercedes, ma in condizioni disperate. Morirà un paio d’ore dopo l’arrivo in ospedale mentre tutto il mondo trattiene il fiato e s’interroga su quell’assurda fuga dai paparazzi e su quel folle inseguimento pur di poter “rubare” un suo scatto privato.
Un destino davvero strano il suo. Nata femmina in una famiglia che desidera un maschio dopo che il piccolo John muore a poche ore di distanza dal parto. Ci metteranno un po’ ad abituarsi all’idea, per loro non sarà semplice nemmeno sceglierle il nome. Ricorreranno al metodo più semplice: Diana, come la duchessa di Bedford, sua antenata. Già, nobile. La famiglia Spencer è decisamente antica e importante in Gran Bretagna, più volte legata nella storia alla Famiglia Reale. Molto lascia presupporre che possa accadere ancora visto l’interesse del principe Carlo. Non per Diana, però, bensì per la sorella Sarah che frequenta per qualche tempo. Quando i rapporti si incrinano, galeotta è una battuta di caccia per fare la conoscenza della sorella minore. Incontri che diventano sempre più frequenti, anche con inviti da parte della Famiglia Reale finché questa ragazza, che nella vita aveva deciso di fare l’educatrice in un asilo dopo avere accantonato il sogno di diventare ballerina, perché troppo alta, il 24 febbraio 1981, ventenne, annuncia ufficialmente il fidanzamento. Soddisfatta anche la vostra curiosità: no, non è un anello molto sobrio, visto che la struttura in oro bianco è completata da uno zaffiro di 12 carati circondato da 14 diamanti.
La durata del fidanzamento è breve. Brevissima. Giusto il tempo di organizzare le nozze: il 29 luglio dello stesso anno, scartando l’Abbazia di Westminster perché troppo piccola (!), Diana e Carlo convolano a nozze a St. Paul’s Cathedral. Una cerimonia sontuosa e solenne, con oltre 2 mila invitati, 750 milioni di telespettarori in tutto il mondo, la Marcia del Principe di Danimarca che riecheggia mentre i due si lasciano alle spalle l’altare per uscire quali marito e moglie. Curiosità: all’altare Diana – su scelta di entrambi – decide di non esprimere il voto di obbedienza al marito.
Come previsti dai doveri reali, fatto l’obbligo di non svolgere professione alcune bensì di dedicarsi ad attività benefiche e caritatevoli, Diana che ha già una particolare inclinazione per questo tipo di attività non si tira indietro di fronte a questi compiti. Il suo interesse, in particolare, ricade inizialmente sulle problematiche dell’Aids e su quello della lebbra, temi fino a quel momento quasi sconosciuti alla Famiglia Reale, e successivamente al divorzio anche alla lotta contro le mine antiuomo.
Ecco, il divorzio. Difficile stabilire le responsabilità. Lei invaghita del maggiore James Hewitt, suo istruttore di equitazione. Lui sempre attirato da Camilla Parker-Bowles. Di fatto è lei a fare esplodere la bomba rivelando pubblicamente l’adulterio del marito. Sui giornali non si parla d’altro. Il gossip, anche le intercettazioni telefoniche, trovano ampio spazio sulle cronache. E’ John Major, il Primo ministro, ad annunciare pubblicamente alla Camera dei Comuni la decisione della coppia di separarsi. E’ il 9 dicembre 1992. Tre anni più tardi la Regina d’Inghilterra, imbarazzata dalle rivelazioni, dalle accuse reciproche, dalle storie di nuovi amanti, pretende e ottiene da entrambi che si arrivi al divorzio. Diana perte il titolo di Altezza Reale ma, essendo madre dell’erede al trono, diventerà Principessa di Galles e continuerà a rimanere membro della Famiglia Reale con residenza sempre in Kensington Palace. Viene inoltre liquidata con 17 milioni di sterline.
Dopo il divorzio inizia a frequentare Hasnat Khan, cardiochirurgo pakistano che gli amici di lei indicano come l’amore della sua vita, ma la relazione viene comunque mantenuta segreta. Più di dominio pubblico, invece, quella con l’imprenditore egiziano Dodi Al-Fayed. E’ con lui che trascorre la serata del 30 agosto a Parigi. Quando lasciano l’Hotel Ritz per raggiungere l’abitazione dell’imprenditore, hanno fotografi e giornalisti alle calcagna. Il loro automobilista cerca di seminarli ma, nel Pont de l’Alma, purtroppo perde il controllo della vettura e va a sbattere con violenza. Il conducente muore sul colpo, così come Dodi Al-Fayed. In gravi condizioni la guardia del corpo, ma sarà l’unica a sopravvivere grazie alle cinture di sicurezza allacciate. Diana, invece, viene trasportata d’urgenza in ospedale. Arriverà verso le 2 della notte, non riuscirà a vedere la luce il mattino successivo.
Sotto choc tutto il mondo, 3 milioni di persone in strada il 6 settembre per il suo funerale. Per molti – al di là delle vicende private e di presunti complotti per eliminarla – Diana è ancora viva nel ricordo quotidiano. Simbolo di eleganza, dolcezza, altruismo, determinazione.