Con la Brexit gli inglesi abbandonano anche la dieta mediterranea con un crollo del 28% delle importazioni di pasta italiana ma a diminuire sono anche gli acquisti di extravergine di oliva (-13%) e salsa di pomodoro Made in Italy (-16%). E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti sugli effetti dell’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea che ha provocato uno sconvolgimento degli scambi commerciali, sulla base dei dati Istat in valore relativi ai primi cinque mesi del 2021.
Il cambio nella dieta degli inglesi a seguito dell’uscita dall’Unione Europea riguarda anche il calo delle importazioni dall’Italia di vini e spumanti (-7%) e di formaggi (-9%) con il risultato che complessivamente Oltremanica si registra un crollo del 5% degli arrivi di cibo e bevande italiane
A pesare sull’export alimentare nazionale in Uk sono le difficoltà burocratiche ed amministrative legati all’uscita degli inglesi dall’Unione Europea. Le criticità maggiori, per chi esporta verso il Regno Unito interessano le procedure doganali e riguardano anche l’aumento dei costi di trasporto dovuti a ritardi e maggiori controlli. Difficoltà che mettono a rischio i 3,4 miliardi di euro di esportazioni agroalimentari annue Made in Italy con il Paese Oltremanica che si classifica al quarto posto tra i partner commerciali del Belpaese per cibo e bevande dopo Germania, Francia e Stati Uniti. Dopo il vino, con il Prosecco in testa, al secondo posto tra i prodotti agroalimentari italiani più venduti in Gran Bretagna ci sono i derivati del pomodoro, ma rilevante è anche il ruolo della pasta, dei formaggi, salumi e dell’olio d’oliva e il flusso di Grana Padano e Parmigiano Reggiano.
Le difficoltà nei rapporti tra Gran Bretagna ed Unione Europea rischiano peraltro di favorire l’arrivo di cibi e bevande extracomunitarie non conformi agli standard sicurezza Ue ma anche contraffazioni ed imitazioni dei prodotti alimentari Made in Italy, dal Parmigiano al Chianti. Si tratta purtroppo di un rischio reale come dimostrano le vertenze Ue del passato nei confronti di Londra con i casi della vendita di falso Prosecco alla spina o in lattina fino ai kit per produrre in casa finti Barolo e Valpolicella o addirittura Parmigiano Reggiano. La Gran Bretagna potrebbe infatti diventare il cavallo di troia per l’arrivo del falso Made in Italy che nel mondo fattura 100 miliardi e che vedono tra i maggiori contraffattori gli Usa, con i quali gli inglesi stanno negoziando un accordo commerciale privilegiato, ma anche il Canada e l’Australia che fanno parte del Commonwealth.