Al momento del taglio del nastro sembra a tutti di essere con un piede nella fantascienza. Non si trovano altri termini all’epoca per definire la galleria stradale del San Gottardo, aperta ufficialmente il 5 settembre 1980. In tutto 16,918 chilometri che, in quel momento, ne fanno la galleria più lunga del mondo. Il primato durerà per ben vent’anni finché, nel 2000, viene aperto il tunnel di Laerdal in Norvegia che raggiunge i 24,51 chilometri.
L’esigenza di realizzare una galleria stradale viene manifestata all’inizio degli anni ’60, quando viene ufficialmente chiesto al Consiglio federale di prendere in considerazione questa possibilità, con lo scopo di non lasciare isolato il Canton Ticino dal resto del Paese per tutta la durata dell’inverno. In realtà un minimo di collegamento esiste, ma difficoltoso: l’unica possibilità per spostarsi in auto è quella di caricarla sul treno che, entrando nella galleria ferroviaria, la trasporta dall’altra parte.
Un gruppo di studio viene incaricato di esaminare la fattibilità del progetto. L’esito è positivo e, nel 1963, la galleria a tutti gli effetti entra nel piano della rete stradale nazionale. Manca solo la realizzazione. Opera di non poco conto, a dire il vero, a cui si arriva tramite un concorso d’ingegneria. Il progetto che piace di più è quello del ticinese Giovanni Lombardi, che prevede quattro pozzi di ventilazione. A questi, in seguito, per motivi di sicurezza verrà aggiunto anche un cunicolo.
Siamo in Svizzera, non in Italia dove da decenni si discute ancora della fattibilità del ponte sullo Stretto di Messina: qui i lavori iniziano il 5 maggio 1970, in sette anni si finisce di scavare, in otto anni sarà completato il consolidamento della struttura. In 10 anni si arriva al taglio del nastro.
Il costo complessivo? 686 milioni di franchi svizzeri. Oltre al sacrificio di 19 vite umane, lavoratori di nazionalità straniera deceduti per infortuni vari nelle varie fasi di cantiere.
Negli anni, naturalmente, il risultato finale è stato modificato per aumentare la sicurezza. Migliorata la fase di aspirazione dell’aria viziata e l’immissione di quella nuova. Installate telecamere ogni 250 metri, così come un sistema per rilevare in tempo reale il livello di anidride carbonica. Costanti gli interventi di manutenzione che comportano la chiusura notturna per circa 6 settimane all’anno. Qui, del resto, non si riesce a dimenticare la tragedia del 24 ottobre 2001: un frontale tra due Tir, poi un’eplosione e un incendio di dimensioni incredibili che costa la vita a 11 persone. Da allora regole più rigide e sistemi più all’avanguardia. Il tunnel di certo non chiude. Anzi, qualcuno vorrebbe anche raddoppiarlo.