MONZA – Ci sono lavoratrici e lavoratori che, per le conseguenze della pandemia, si sono trovati a fare i conti con stipendi tagliati. Ma c’è anche chi, invece, durante la fase più critica dell’emergenza sanitaria, si è trovato sottoposto a una maggiore pressione. Per i sindacati, un valido motivo per chiedere il giusto adeguamento della retribuzione. Nel primo caso a essere penalizzati sono gli addetti delle mense scolastiche. Un effetto indiretto delle norme adottate per limitare i contagi. Gli studenti risultati positivi ai controlli, infatti, devono stare a casa. La quarantena forzata, talvolta, può coinvolgere intere classi. In alcuni istituti la quota degli studenti presenti è calata della metà. Così, a un minor numero di studenti, corrisponde un più contenuto di pasti preparati per le scuole materne, primarie e medie.
“Questa situazione – precisa Francesco Barazzetta, segretario generale Fisascat Cisl Monza Brianza Lecco – ha delle ricadute anche sul personale scolastico. Meno pasti significa meno lavoro. Quindi è necessario sopperire al reddito di questi dipendenti che si ritrovano senza entrate”. Ci sono comunque accordi nazionali che prevedono l’applicazione della cassa integrazione ordinaria per gli addetti alla ristorazione scolastica a livello nazionale. “In ambito territoriale – aggiunge Barazzetta – noi verifichiamo istituto per istituto che la cassa integrazione guadagni sia applicata e se ci sia la possibilità di rotazioni tra i lavoratori”.
Tra lecchese e Brianza, il comparto occupa oltre 5mila addetti. “Solo a Monza – spiega Barazzetta – le lavoratrici e i lavoratori interessati sono circa 150. Stiamo parlando di addetti con stipendi a volte molto bassi, anche perché lavorano con contratti part-time. La quarantena può dunque incidere in maniera significativa sulla loro busta paga”. In questi giorni le organizzazioni sindacali stanno tutelando i diritti di un’altra categoria di addetti finiti in prima linea durante i giorni più difficili della pandemia, quella inquadrata nel contratto delle cooperative sociali. I sindacati e organizzazioni imprenditoriali si sono incontrati per discutere il rinnovo del contratto integrativo territoriale. Le parti non sono comunque riuscite a trovare un’intesa. Il rinnovo contrattuale riguarda complessivamente di 7-8mila lavoratori distribuiti nelle province di Lecco e di Monza. Brianza. In pratica, sono dipendenti delle case di riposo, badanti, educatori scolastici.
“Tutte figure – precisa Barazzetta – che, per ragioni diverse, hanno subito un forte impatto dalla pandemia di coronavirus. Si pensi allo sforzo supplementare prodotto dagli operatori delle Residenze sanitarie assistenziali nei momenti più drammatici dell’emergenza. Oppure all’impegno che le badanti hanno messo nell’opera di assistenza per proteggere i loro assistiti dal virus”. Per tutti questi lavoratori il contratto territoriale è scaduto da tredici anni. “Da allora non è stato rinnovato – puntualizza Barazzetta –, ma con la firma del contratto nazionale delle cooperative sociali nel 2019 si è registrato un rilancio delle trattative territoriali”. Purtroppo, però, con l’avvento del Covid-19 la trattativa ha subito un rallentamento. Durante le diverse ondate di contagio abbiamo dovuto dare la priorità all’applicazione dei sostegni al reddito dei lavoratori, quali la cassa integrazione. Ora, però, le trattative sono riprese”. Ma la distanza tra le parti è ancora ampia. I datori di lavoro sono rappresentati da Confcooperative, Lega Coop e Agc.
“La nostra richiesta – conclude Barazzetta – è un aumento medio mensile lordo di 280 euro. A noi sembra una cifra adeguata per ricompensare i notevoli sforzi fatti in questi mesi dai lavoratori. Purtroppo la controparte ce ne offre solo 80. Continueremo a trattare”.