Il 15 febbraio scorso, il Consiglio dei Ministri ha approvato un emendamento al Ddl concorrenza che proroga a fine 2023 le concessioni in essere e un disegno di legge delega che dovrà regolare le procedure concorsuali. Un tentativo per uscire dalle secche di una questione che fin dal 2006 con l’emanazione della Direttiva Bolkestein e fino alla recente sentenza del Consiglio di Stato del 20 ottobre scorso ha animato il dibattito politico. Per tentare di fare chiarezza sul tema, il Sib, il sindacato italiano balneari che fa riferimento alla Fipe, ha indetto una conferenza stampa, alla quale è intervenuto il ministro del turismo, Massimo Garavaglia, per fare una fotografia del settore e fare chiarezza sulla posizione degli operatori del settore. “Siamo da un lato soddisfatti ma continuiamo a essere preoccupati – ha detto il vice presidente vicario di Fipe, Aldo Cursano – perchè non si può mettere il nostro modello produttivo e distributivo a rischio”. “Le destinazioni turistiche del nostro paese – ha detto Cursano – nascono dalla passione di molti imprenditori che hanno determinato lo stile italiano che è un modello di vita e di accoglienza, per questo si deve salvare anima e identità del nostro Paese riconoscendo dei valori per noi fondamentali”.
Il direttore dell’Ufficio Studi della Fipe, Luciano Sbraga, ha voluto chiarire la questione “balneari” con la forza dei numeri. “Il sistema demaniale italiano – ha detto Sbraga – è complesso e spesso troppo banalmente ricondotto ai soli stabilimenti balneari”. Secondo Sbraga “è necessario confutare alcune tesi sul valore delle imprese balneari scambiandolo troppo spesso con il valore delle destinazioni balneari. Le concessioni demaniali che sono in Italia oltre 103 mila non sono solo stabilimenti balneari ma il 70% è fatto anche da svariate tipologie d’imprese tra cui alberghi, ristoranti, discoteche. Gli stabilimenti balneari, lacuali e fluviali sono 6300, tutti dati riferiti al 2019, quindi rappresentano il 6% del totale delle concessioni e il 7,9% delle attività ricreative”.
Secondo il presidente del Sib, Antonio Capacchione, “il governo ha intrapreso un dialogo con gli operatori del settore sottolineando la necessità di una mappatura ed un processo di riforma. E bene ha fatto scegliendo la via parlamentare con la legge delega e non con un decreto. “L’associazione – ha detto Capacchione – chiede solo che la riforma non danneggi un sistema che funziona: è necessario che ci sia un giusto contemperamento tra le esigenze di una maggiore concorrenza e le legittime aspettative e interessi della balneazione attrezzata”. “Giusto dunque da parte dell’esecutivo riconoscere il valore aziendale delle imprese operanti sul territorio – ha detto Capacchione – ma bisognava riconoscere un periodo transitorio adeguato e tutela del legittimo affidamento dei concessionari”.