Il decreto legge approvato dal Governo per contrastare gli aumenti delle bollette di elettricità e gas “si muove nella giusta direzione in quanto punta a mitigare, per i prossimi mesi, una parte degli annunciati rincari dei prezzi per imprese e consumatori. Ma occorre fare davvero di più per contrastare e contenere l’impatto del rialzo dei valori delle materie prime energetiche, tanto più dopo lo scoppio della guerra in Ucraina”. Così Giovanni Acampora, membro di Giunta Confcommercio incaricato per la Transizione ecologica e la Sostenibilità, in audizione alla Camera sul decreto-legge 17/2022 (“Misure urgenti per il contenimento dei costi dell’energia elettrica e del gas naturale, per lo sviluppo delle energie rinnovabili e per il rilancio delle politiche industriali”). La Confederazione, d’altra parte, ha già lanciato più volte un grido d’allarme in questo senso, sottolineando peraltro che le nostre imprese pagano un costo più alto rispetto a quello di Francia e Germania. E che con la guerra la bolletta potrebbe essere più salata di oltre il 160%.
“Occorrono – ha proseguito Acampora – scelte europee tempestive e adeguate alla portata delle sfide in campo. È necessario, cioè, che l’Europa proceda speditamente in direzione di una compiuta e comune politica energetica e che si promuova un Energy Recovery Fund finanziato da un comune debito pubblico europeo. Inoltre, l’annunciato nuovo regime temporaneo in materia di aiuti di stato dovrebbe assicurare misure di sostegno realmente inclusive di ogni settore economico danneggiato dalla crisi in atto, consentendo compensazioni anche degli extra costi generati dal caro carburanti”.
“Sul fronte interno, è urgente adottare misure realmente incisive – ha continuato il rappresentante di Confcommercio – anche attraverso il ricorso allo scostamento di bilancio, sia ai fini di adeguati ristori per le imprese in linea con quanto indicato nella Comunicazione “REpowerEU”, sia per la sterilizzazione degli oneri generali di sistema. In particolare, occorre introdurre un contributo straordinario, sotto forma di credito d’imposta, per un’adeguata compensazione degli extra costi che l’eccezionale innalzamento dei prezzi delle commodities ha prodotto a carico delle imprese. Si pensi, in particolare e a titolo d’esempio, al commercio alimentare, alla filiera del turismo e ai pubblici esercizi, al settore dei trasporti e della logistica e, più in generale, alle superfici di vendita e dei servizi caratterizzate da una forte incidenza dei consumi di energia. Contro i gravi effetti del caro carburanti, andrebbero, poi, rafforzati gli interventi previsti dal decreto, affiancando ad una sterilizzazione degli incrementi dell’IVA, misure più specifiche: l’introduzione di un credito d’imposta per compensare l’aumento del prezzo industriale del gasolio e l’estensione al metano per autotrazione dell’Iva ridotta al 5%”.
“Bisogna – ha detto ancora Acampora – affrontare e risolvere, alla radice ed in modo strutturale, il tema della dipendenza dalle forniture estere che rende l’Italia intrinsecamente più vulnerabile e soggetta a forti oscillazioni dei prezzi delle commodities. L’attuale scenario di crisi conferma l’errore di non aver diversificato maggiormente le nostre fonti di energia e i nostri fornitori negli ultimi decenni. Vanno superati troppi ‘no’ preconcetti e l’ipertrofia burocratica che, ad ogni passo, rischia di bloccare decisioni e realizzazioni. Servono pragmatismo e realismo per gestire – in Europa e nel nostro Paese – il processo di transizione energetica all’insegna della convergenza necessaria tra sostenibilità ambientale e sostenibilità economica e sociale”.
“È necessario, ancora, rivedere e ridimensionare strutturalmente il prelievo fiscale sui carburanti e sul settore dei trasporti e della mobilità, prelievo che ha raggiunto livelli insostenibili e comunque, in molte circostanze, abbondantemente superiori ai costi ambientali generati. In Italia, per esempio, il livello dell’accisa sul gasolio è il più alto d’Europa e, pertanto, vanno ponderati con molta attenzione alcuni interventi previsti nel pacchetto europeo ‘Fit for 55’. Interventi che, in assenza di correzioni, colpirebbero duramente la capacità competitiva delle imprese nazionali, a cominciare dall’autotrasporto”, ha concluso il membro di Giunta incaricato per la Transizione ecologica e la Sostenibilità.