A far scendere la fiducia con la guerra in Ucraina sono anche gli aumenti dei prezzi al consumo nel carrello con i prodotti alimentari e delle bevande con il record fatto segnare dall’olio di semi che aumenta del 19% davanti alla verdura fresca che cresce del 17% e la pasta che costa il 12% in più con la corsa agli acquisti nei supermercati per fare scorte. E’ quanto afferma la Coldiretti nel commentare i dati Istat sulla fiducia dei consumatori a marzo che risentono degli ultimi dati relativi all’inflazione che per il cibo sale in media del 4,6%.
Aumenti dei prezzi significativi nel carrello – sottolinea la Coldiretti – fanno segnare nell’ordine burro (+11%), frutti di mare (+10%), farina (+9%), margarina (+7%), frutta fresca (+7%), pesce fresco (+6%) e carne di pollo (+6%). Si tratta del risultato del mix esplosivo dei rincari energetici e di quelli della materie prime agricole colpite da accaparramenti, limiti alle esportazioni e speculazioni. In un Paese come l’Italia dove l’85% delle merci per arrivare sugli scaffali viaggia su strada l’aumento dei prezzi di benzina e gasolio ha un effetto valanga sui costi delle imprese e sulla spesa di consumatori.
L’aumento dei costi si estende – precisa la Coldiretti – all’intera filiera agroalimentare, dai campi all’industria di trasformazione fino alla conservazione e alla distribuzione. “Bisogna intervenire per contenere il caro energia e ridurre la dipendenza dall’estero per l’importazione di prodotti alimentari” afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “l’Italia deve puntare ad aumentare la propria produzione di cibo recuperando lo spazio fino a oggi occupato dalle importazioni che sono sempre più esposte a tensioni internazionali e di mercato, lavorando per accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali”.