Del terribile attacco alle Torri Gemelle dell’11 settembre si sa già tutto. E quello che non si sa, con ogni probabilità non lo sapremo mai. Per l’Almanacco ci concentriamo dunque su un altro episodio datato 11 settembre. Non ha un impatto così mediatico ma, anno dopo anno (“la goccia scava la roccia”, dicevano i romani), a suo modo contribuirà comunque a cambiare il nostro mondo e il modo in cui viviamo. Ebbene, l’11 settembre 1961 nasce ufficialmente il Worl Wildlife Fund, per tutti il WWF.
L’iniziativa è del biologo britannico Julian Huxley, che trova subito un appoggio d’eccezione. Nientemeno che quello di Filippo d’Edimburgo, il marito della Regina Elisabetta II. Arrivati al momento della fondazione si aggiungono altri personaggi di grido che vogliono credere in un mondo più rispettoso degli animali e dell’ambiente. Tra questi Godfrey Anderson Rockefeller che già negli anni si è già distinto per attività filantropiche. Dopo 25 anni di attività la piccola modifica del nome, in World Wide Fund fon Nature, per allargare il suo raggio d’azione a tutto campo, non limitandosi agli animali, bensì cercando di insegnare una cultura mondiale dell’ecosostenibilità.
Molto di più rispetto all’idea iniziale. Lo stesso Panda, animale già allora in via d’estinzione, scelto per rappresentare il logo dell’associazione la dice lunga su quelli che potevano essere gli intenti iniziali. Era esattamente li panda Chi Chi, unico esemplare di panda gigante nel mondo occidentale, ospitato nello zoo di Londra. L’idea piace e trova proseliti. Senza dover attendere troppo, per esempio, già nel 1966 apre anche la sezione italiana. Ma ancora più delle sedi e degli associati sono numerosi i cittadini che iniziano a capire che è necessaria una svolta nel nostro modo di rapportarci con la natura.
Quasi un miracolo a pensarci bene. Ma oggi, probabilmente, la prima parola che un neonato pronuncia dopo “mammma” è “ecosostenibilità”. Si scherza, naturalmente, ma è sicuramente vero che oggi fanno parte del nostro vocabolario termini riferiti all’ambiente che anni fa non si potevano nemmeno immaginare. A differenza di quanto avviene in altri campi, dove il nuovo lessico è frutto della tecnologia che avanza, qui è dovuto a un cambiamento culturale.
Pensateci: oggi il WWF, annualmente, si occupa di circa 2 mila progetti in tutto il mondo. Mai calati dall’alto bensì condivisi con le popolazioni locali. Azioni che avvengono in modo coordinato, a ogni livello, con la sensibilizzazione anche delle imprese e dei governi.
Dall’idea iniziale del WWF, poi, sono nate altre associazioni. Alcune che condividono gli stessi scopi, altre che puntano di più su settori ben mirati. Viene facile “leggerle” come concorrenti. Facciamo un passo indietro e guardiamo da più lontano: sono solo una ricchezza. Una aumentata sensibilità verso il mondo che ci circonda e che, sollecitato dagli uni o dagli altri, abbiamo il dovere di rispettare e di consegnare un po’ migliore nelle mani di chi verrà dopo di noi.
Gualfrido Galimberti