Il blocco delle esportazioni di cibo dalla Russia verso i Paesi considerati “ostili” annunciato dal presidente Vladimir Putin pesa appena per l’1% delle importazioni totali di grano nell’Unione Europea, ma la percentuale scende addirittura allo 0,5% per il mais destinato all’alimentazione animale. E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti sui dati del Centro Studi Divulga sugli effetti dell’eventuale ritorsione russa dopo l’annuncio di nuove sanzioni dell’Ue con il blocco delle importazioni di carbone.
La Russia – sottolinea la Coldiretti – è diventato il principale esportatore mondiale di grano ma anche la dipendenza dell’Italia risulta limitata con appena il 2,3% del totale del grano importato, per un quantitativo di circa 153 milioni di chili, dei quali 96 milioni di chili di tenero per la panificazione e 57 milioni di chili di duro per la produzione di pasta. Complessivamente le importazioni di cibo dalla Russia in Italia valgono 258 milioni di euro e sono rappresentate per oltre la metà proprio dai cereali per un importo di 136 milioni e tra questi soprattutto il grano, secondo l’analisi Coldiretti su dati Istat relativi al 2021.
A preoccupare – continua la Coldiretti – sono però le limitazioni causate dalla guerra alle esportazioni di cereali dall’Ucraina dopo l’invasione russa che ha bloccato le spedizioni delle navi dal Mar Nero e reso più difficili le semine a causa del conflitto e delle mine nei terreni. Dall’Ucraina in Italia arriva infatti ben il 13% delle importazioni di mais destinato all’alimentazione degli animali per un totale di 785 milioni di chili e il 3% delle importazioni di grano tenero per la panificazione per un totale di 122 milioni di chili.
Va tuttavia segnalato – continua la Coldiretti – che tra pochi mesi inizierà la raccolta del grano seminato in autunno in Italia dove secondo l’Istat si stimano 500.596 ettari a grano tenero per il pane, con un incremento dello 0,5% mentre la superfice del grano duro risulta in leggera flessione dell’1,4% per un totale di 1.211.304 ettari, anche se su questa prima analisi pesano i ritardi delle semine per le avverse condizioni climatiche che potrebbero portare a rivedere il dato al rialzo. Positiva è anche la notizia della spedizione di migliaia di tonnellate di mais dall’Ucraina resa possibile dagli adattamenti alla circolazione ferroviaria
“In questo contesto è importante il via libera dell’Unione Europea alla semina in Italia di altri 200mila ettari di terreno per una produzione aggiuntiva di circa 15 milioni di quintali di mais per gli allevamenti, di grano duro per la pasta e tenero per la panificazione, necessari per ridurre la dipendenza dall’estero” afferma il Presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare “si tratta di un quantitativo che nel medio periodo può aumentare di almeno cinque volte con la messa a coltura di un milione di ettari lasciati incolti per la insufficiente redditività, per gli attacchi della fauna selvatica e a causa della siccità che va combattuta con investimenti strutturali per realizzare piccoli invasi che consentano di conservare e ridistribuire l’acqua”.