L’incertezza resta la componente principale del quadro economico di questa prima parte del 2022. Anche il secondo trimestre, dopo che ormai è chiaro a tutti che il primo trimestre dell’anno in corso sarà archiviato con un segno negativo per il Pil, si è aperto all’insegna degli interrogativi sulla profondità e sulla durata che potrà assumere l’attuale fase di rallentamento dell’economia. Commentando i numeri della Congiuntura Confcommercio di aprile, il direttore dell’Ufficio Studi Confcommercio, Mariano Bella, ha sottolineato che “il conflitto in Ucraina ha esacerbato e reso più estesi nel tempo una serie di impulsi negativi preesistenti e le tensioni inflazionistiche non sono più definite transitorie”. “Ben prima del conflitto in Ucraina- ha aggiunto Bella- si erano accumulate tensioni sulle materie prime, energetiche e non, il cui impatto sui prezzi al consumo e sui costi variabili delle imprese si avvertiva con inequivoca evidenza già nella parte finale dello scorso anno. D’altra parte, la ripresa, seppure abbastanza diffusa, non stava coinvolgendo nella stessa misura i diversi settori produttivi, trascurando le filiere del turismo, della socialità, della convivialità”.
Nel confronto con marzo 2021, l’ICC registra una variazione del +4,8%, frutto di una crescita del 44,8% per i servizi e di un calo del 3,9% per i beni. Rispetto allo stesso mese del 2019, però, la domanda, nel complesso, è ancora mediamente inferiore dell’11,8%, con i citati servizi legati al turismo che pagano una distanza percentuale rispetto ai livelli pre-crisi di oltre il 30%. I tempi per il completo recupero si dilatano: il traguardo deve essere posticipato a fine 2023.
Grazie al rimbalzo registrato in febbraio dalla produzione industriale e la buona crescita dell’occupazione le stime sul PIL del primo quarto del 2022 vengono riviste da -2,4% a -1,1% rispetto all’ultimo trimestre dello scorso anno.
Secondo Bella, “il calo dei prezzi dell’energia e del gas e le misure di contrasto adottate dal Governo, come la riduzione temporanea dell’accisa sui carburanti, dovrebbero comportare un ridimensionamento delle dinamiche inflazionistiche per il mese di aprile, quando la variazione congiunturale dei prezzi si fermerebbe allo 0,1% corrispondente a un incremento su base annua, del 6,3%”. “Il fenomeno resterebbe limitato nel tempo- ha concluso il direttore dell’Ufficio Studi- mentre l’inflazione supererebbe il 7% tendenziale all’inizio dell’estate, mentre in autunno, nell’ipotesi di assenza di ulteriori shock negativi, comincerebbe la fase di rientro delle tensioni su prezzi e costi”.