Buone notizie per il mercato del lavoro, che anche a marzo ha visto proseguire il trend di crescita per l’occupazione e di calo per la disoccupazione. Secondo le stime preliminari dell’Istat la prima è infatti salita a un tasso del 59,9% (+0,3 punti), record dall’inizio delle serie storiche, mentre la seconda è scesa all’8,3% (-0,2 punti), tornando ai livelli del 2010.
L’aumento dell’occupazione (+0,4%, pari a +81mila unità) coinvolge donne, dipendenti e persone con più di 24 anni di età, mentre rimane sostanzialmente stabile tra gli uomini e diminuisce tra gli autonomi e tra i più giovani (15-24 anni). Il numero totale di occupati torna a superare i 23 milioni.
Quanto alla disoccupazione, cala il numero di persone in cerca di lavoro (-2,3%, pari a -48mila unità rispetto a febbraio), mentre scende il numero di inattivi tra i 15 e i 64 anni (-0,6%, pari a -72mila unità) per gli uomini, le donne e per tutte le classi di età. Il tasso di inattività scende al 34,5% (-0,2 punti), sotto i livelli raggiunti prima dello scoppio della pandemia. Tra i giovani il tasso è in controtendenza e sale al 24,5% (+0,3 punti).
“Anche a marzo il mercato del lavoro ha proseguito nel percorso di recupero dei livelli occupazionali, tornati sostanzialmente sui valori pre-Covid. In termini congiunturali, l’occupazione è cresciuta di sei decimi di punto nel primo quarto del 2022, rispetto a una riduzione del Pil di due decimi. La produttività del lavoro è, dunque, moderatamente decrescente, in un contesto di generalizzato rallentamento dell’economia”.
Questo il commento dell’Ufficio Studi di Confcommercio, secondo il quale nella lettura dei dati “non va trascurata l’interpretazione alla luce della demografia, che agisce nella direzione di uno strutturale abbassamento del tasso di disoccupazione: a marzo si colloca all’8,3%, un valore che non si riscontrava dalla metà del 2011. Nel confronto di lungo termine, infatti, se oggi l’occupazione tra 15 e 34 anni vale il 23,1% del totale, nel marzo del 2004 lo stesso parametro assumeva il valore del 35,3%. Per converso gli occupati con oltre 50 anni di età erano il 20,4% e oggi costituiscono il 37% di tutti i lavoratori. L’invecchiamento della popolazione contribuisce a determinare questa configurazione”.
Infine, “sotto il profilo congiunturale va sottolineato come il miglioramento del mercato del lavoro, ed il ritorno sui valori di inizio 2020, abbia interessato solo la componente dipendente. Per la componente indipendente dell’occupazione il saldo, rispetto a febbraio 2020, è ancora pesantemente negativo e pari a 215mila unità”.