USMATE VELATE – Una panchina gialla per sensibilizzare su una malattia ancora troppo poco conosciuta: la endometriosi. Il Comune di Usmate Velate aderisce alla campagna nazionale “Sediamoci sul giallo: Endopank” promossa dall’associazione “La voce di una è la voce di tutte” e lo farà attraverso la posa di una panchina gialla – colore simbolo della campagna comunicativa – presso il centro sportivo di via Luini.
Lunedì 23 maggio i promotori dell’iniziativa supportati da ragazze e ragazzi del Centro giovani si ritroveranno per verniciare una seduta già collocata, anche caratterizzandola attraverso materiale informativo riguardante un’infiammazione cronica e invalidante che colpisce circa il 15% delle donne in età fertile. In particolare, sulla panchina gialla verrà applicata una targa con i dati del progetto e un QR Code che scansionato mostrerà un video esplicativo sulla patologia realizzato in collaborazione con il ginecologo Luigi Fasolino e il professor Giuliano Mascolo.
Il significato dell’iniziativa, che a livello nazionale rientra nel circuito “Sediamoci sul giallo: Endopank” potrà così essere compreso da tutti gli utenti del Centro e dalle persone che inevitabilmente verranno catturate dall’inedita tonalità di colore della panchina. L’iniziativa volge a sensibilizzare soprattutto le giovani donne e le loro famiglie, in quanto l’endometriosi, ad oggi, ha ancora un ritardo diagnostico stimato di circa 7/9 anni ed è fondamentale una diagnosi precoce per evitare danni invalidanti permanenti.
“Attraverso un simbolo dal forte impatto visivo vogliamo accendere i riflettori su un problema che in Italia coinvolge oggigiorno circa 3 milioni di donne – sottolinea Greta Redaelli, assessore con delega alla Persona – Informare, sensibilizzare e condividere è lo scopo di questa iniziativa che a livello comunale abbiamo supportato nella certezza che sia necessario rendere consapevoli sempre più cittadini verso un tema così delicato”.
Anche il luogo individuato per la verniciatura della panchina non è casuale: una delle sedute situate in un contesto in cui si sviluppa l’attività fisica ma anche la crescita morale e culturale delle giovani generazioni, diventerà così un mezzo per riflettere su una malattia ancor oggi sottostimata.