MILANO – Chi ha lottato in trincea contro il covid ammalandosi e in alcuni casi rischiando anche la propria vita resta a bocca asciutta. Premi a pioggia, invece, per coloro che durante la pandemia hanno ‘combattuto’ dalla scrivania di casa in modalità smart working. La denuncia arriva dal NurSind, il maggiore sindacato delle professioni infermieristiche. Nei giorni scorsi in Regione Lombardia è stato sottoscritto l’accordo per le Rar, le cosiddette Risorse aggiuntive regionali, che il Pirellone da anni eroga al raggiungimento di alcuni obiettivi. Originariamente erano previsti 227 euro per gli infermieri turnisti su 3 turni, e 100 euro per quelli che non facevano i tre turni. Ma oggi i 227 euro finiranno indistintamente nelle buste paga di tutti: infermieri, tecnici, amministrativi e altre figure professionali che non lavorano sui 3 turni e che non hanno affrontato in trincea il dramma della pandemia. Mentre i 100 euro verranno destinati solo agli infermieri che lavorano in servizi aperti almeno 12 ore, riducendo pesantemente il numero dei professionisti che li riceveranno.
“Non è ammissibile mettere sullo stesso piano, anche dal punto di vista economico, chi ha combattuto il covid in corsia e chi invece era comodamente seduto a casa propria in modalità smart working – dichiara Donato Cosi, coordinatore del NurSind Lombardia -. Le Rar sono state distribuite a pioggia mettendo sullo stesso piano tutti i lavoratori indipendentemente dal profilo, dal grado di responsabilità e, di rischio. A scapito anche di quegli infermieri, pediatri ed ostetriche che lavorano in ambulatori o strutture territoriali svolgendo un servizio molto prezioso per il paziente. Con questa distribuzione a pioggia delle risorse gli infermieri non prenderanno nemmeno 1 euro più degli appartenenti allo stesso livello (D), anzi: gli infermieri non turnisti prenderanno anche meno di altri lavoratori inquadrati a livelli più bassi”.
Con il nuovo accordo sottoscritto da Cgil, Cisl, Uil, Fials e Nursing Up i fondi sono stati distribuiti a tutti indistintamente. Il NurSind si sente preso in giro dalle istituzioni lombarde che dal 2020 osannano la figura dell’infermiere e che a tutte le richieste ad oggi avanzate, anche con due presidi in piazza, non hanno ancora fornito risposte concrete.
“E questa è l’ennesima dimostrazione che Regione Lombardia e i soliti sindacati generalisti si riempiono la bocca di proclami e lodi a favore degli eroi del covid ma poi, nella realtà, dimostrano poco rispetto per tutti gli operatori quotidianamente in trincea – conclude Cosi -. Basta prenderci per i fondelli. Non ci servono belle parole, ma fatti e per l’ennesima volta i politici ci hanno voltato le spalle. È una gravissima mancanza di rispetto equiparare il nostro lavoro in corsia e negli ambulatori a quello dell’impiegato che durante l’emergenza sanitaria ha lavorato a casa propria davanti a un pc. Vorrà dire che metteremo in campo tutte le azioni di protesta che riterremo opportune, a difesa di decoro e dignità delle professioni che rappresentiamo”.