Il suo nome, chissà, forse non dice più molto alle nuove generazioni. La sua creatura, invece, è conosciuta addirittura a livello internazionale. Ci riferiamo alla Comunità di San Patrignano e al suo fondatore Vincenzo Muccioli, scomparso all’età di 61 anni il 19 settembre 1995.
Una morte che resta avvolta nel mistero. La causa non sarà mai resa nota. Sarà il Corriere della Sera a sostenere che, probabilmente, è una delle vittime dell’Aids a causa del contagio subito da qualcuno dei ragazzi ospitati. Può essere. Lecito pensarlo ma, onestamente, non fa molto la differenza. Del resto ha dedicato tutto se stesso e tutta la sua vita a questi ragazzi, quindi non ci sarebbe alcun motivo di scandalizzarsi.
La comunità nasce per caso, anche se lo spirito di altruismo in Muccioli non manca di certo. Lui vive di agricolutura dell’allevamento di cani. Sarà l’incontro con una ragazza tossicodipendente a fargli cambiare strada e a dedicarsi all’educazione o recupero degli uomini. E’una figlia di amici di famiglia, che lui accoglie nella sua attività. Dopo di lei ne arriveranno altri. Passo dopo passo nasce una piccola comunità. Per entrare in quel podere di Coriano bisogna percorrere la via San Patrignano: il nome è presto trovato. La cooperativa sarà costituita con l’arrivo del trentesimo ragazzo.
La famiglia Muccioli si dedica a loro con amore. Rinuncia anche a parte dei beni per sostenere l’attività della fondazione. E’ l’anno 1985. I tossicodipendenti e gli emarginati faranno parte della sua “famiglia allargata”.
Non mancano momenti bui. Non solo quelli della fatica nel tirare avanti, delle difficoltà nel gestire quei rapporti che non sempre sono idilliaci. Il primo momento difficile è il rinvio a giudizio ancora prima della nascita della comunità: Muccioli finisce davanti al giudice, accusato di avere incatenato alcuni giovani. Sarà assolto quattro anni più tardi. L’altro processo nel 1994: chiamato a risopndere di favoreggiamento e omicidio colposo. Il 13 luglio 1995 la Cassazione dirà che i capi di imputazione non erano corretti, sarebbe stato più opportuno processarlo per maltrattamenti seguiti da morte. Questa sentenza della Cassazione è depositata in data 15 settembre, Muccioli morità quattro giorni più tardi.
Come si può intuire la figura di Muccioli non viene unanimemente riconosciuta in modo positivo. Tante le critiche per i metodi utilizzati là dentro tra quelle mura. Tante le persone ostili. Ora ribaltiamo la faccia della medaglia: tante le persone che è riuscito ad attirare in quella Comunità, gente della società civile, manager, politici, tutti stretti attorno a un progetto che per dimensioni non ha pari in tutto il vecchio continente. Tanti i ragazzi aiutati in questi anni: oltre 20 mila. Il giudizio sulla persona lo lasciamo alla storia e a chi guarda il mondo dall’alto. Il suo progetto, però, resta ancora oggi un punto di riferimento per molti.
G.Gal.