L’analisi dei dati pubblicati ieri da Eurostat conferma nel quadro europeo la maggiore resilienza della manifattura italiana. A luglio la produzione manifatturiera sale dello 0,4% rispetto a giugno, a fronte delle flessioni dell’1,0% in Germania e dell’1,5% in Francia. Va ricordato che luglio è il mese con il più elevato volume di produzione, del 13,7% superiore alla media dei restanti 11 mesi.
Nel breve periodo si conferma il trend del secondo trimestre 2022 in cui la manifattura italiana segna una crescita della produzione dell’1,4% a fronte del calo dello 0,2% in Francia e dello 0,6% in Germania. Nel più lungo periodo la produzione manifatturiera degli ultimi dodici mesi in Italia recupera completamente (+0,5%) il livello dell’anno pre-pandemia, a fronte del forte ritardo di Francia (-5,1%) e Germania (-5,3%).
Le ultime tendenze della congiuntura saranno al centro del 21° report ‘Imprese in trincea nella guerra dell’energia’ che sarà presentato nel webinar di lunedì prossimo 19 settembre 2022, alle ore 12.00, che sarà introdotto dal Segretario Generale Vincenzo Mamoli. Qui per programma e iscrizioni.
Pesa il caro energia – L’escalation dei prezzi dell’energia colpisce duramente la manifattura. Dal bilancio energetico nazionale si evince che il comparto manifatturiero determina circa poco meno di un quarto (23,2% nel 2020, 22,0% nel 2019) dei consumi finali di energia.
Sulla base del perimetro di 43 settori più esposti all’insostenibile spinta dei costi delle commodities energetiche individuato da una nostra recente analisi, sono 26 i comparti della manifattura, nei quali operano 207mila micro e piccole imprese con 1 milione 119mila addetti.
L’aumento dei costi energetici e la crescente diffusione di lockdown energetici rallenta in modo significativo la produzione, depotenziando la migliore performance della manifattura italiana rispetto agli altri maggiori paesi europei: nei settori manifatturieri con più elevato consumo di energia a luglio 2022 la produzione scende dell’1,5%, in controtendenza rispetto il +0,4% della media. Sulla base della ricognizione del GME sui mercati energetici, a luglio si registra un calo 13,3% su base annuale del consumo di gas della manifattura.
I settori manifatturieri maggiormente esposti – Il perimetro delle 207 mila micro e piccole imprese definito nell’analisi di Confartigianato con comprende dieci comparti manifatturieri (divisioni Ateco 2007, 2 digit) con una più elevata intensità di utilizzo di gas ed energia elettrica. Si tratta dei settori maggiormente energivori dei minerali non metalliferi (ceramica, vetro, cemento, refrattari, ecc), carta, metallurgia, chimica, raffinazione del petrolio, alimentare, bevande, farmaceutica, gomma e materie plastiche e prodotti in metallo. Si aggiungono sedici cluster manifatturieri (gruppi a 3 digit Ateco 2007) con spesa per energia in linea (o superiori) con le sopra selezionate divisioni Ateco 2007 energivore, che comprendono attività del tessile, taglio, piallatura e fabbricazione di prodotti in legno, stampa, produzione di batterie di pile e accumulatori elettrici, apparecchi per uso domestico, parti ed accessori per autoveicoli e loro motori, fornitura e gestione di acqua e rifiuti.