VICENZA – Nel corso della mattinata di ieri, giovedì 22 settembre, militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Vicenza hanno dato esecuzione all’ordinanza di applicazione di misure cautelari emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Vicenza, su richiesta della locale Procura della Repubblica, nei confronti di 9 persone fisiche per il delitto di associazione per delinquere finalizzata all’emissione di fatture per operazioni inesistenti e per i delitti continuati di emissione di fatture per operazioni inesistenti, sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte, dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture per operazioni inesistenti e mediante altri artifici, omessa dichiarazione ai fini dell’Iva.
L’indagine è stata avviata in seguito ad una specifica analisi di rischio nel settore del commercio dei prodotti petroliferi sviluppata dai militari della Guardia di Finanza di Vicenza, con il coordinamento della locale Procura, anche attraverso l’esame di copiosa documentazione contabile e fiscale ed operazioni tecniche di intercettazione. Nella struttura della frode rivestiva importanza la disponibilità di due diversi depositi di carburante, 1 uno ubicato in Sossano – in uso dapprima ad una s.r.l. e, dopo la dismissione del patrimonio aziendale di quest’ ultima, rilevato in affitto dalla neo-costituita srl – e l’altro in Vilìadose, nella provincia di Rovigo.
L’ illecita attività si è sviluppata nel corso dell’ anno 2019 ed ha seguito due distinti sistemi di frode finalizzati all’ evasione dell’Iva sui carburanti – è stata accertata l’emissione di fatture per operazioni inesistenti per un ammontare complessivo di circa 600 milioni di euro – consentendo agli acquirenti finali – le c.d. pompe bianche, stazioni di servizio “indipendenti” esterne al circuito delle maggiori compagnie di distribuzione di carburante – ed agli autori delle illecite condotte di conseguire ingenti profitti, alterando peraltro gli ordinari meccanismi della concorrenza e di regolazione del mercato.
I militari hanno dato esecuzione anche alle misure cautelari reali disposte dal G.I.P. del Tribunale di Vicenza – sequestro preventivo in via diretta a carico delle società coinvolte nella frode e per equivalente sui beni nella disponibilità degli indagati – per un ammontare complessivo di euro 99.178.938,59 quale illecito profitto dei reati oggetto di contestazione. Sono stati sottoposti al vincolo cautelare trentadue beni immobili, tra i quali:
– una villa con piscina sulle colline della Val di Cornia, in provincia di Livorno, ed una villa in Bressanone, entrambe fittiziamente intestate ad una società di diritto croato riconducile ad uno degli indagati ed amministrata da un prestanome;
– una villa al Circeo, un ufficio in Roma ed altri immobili di pregio fittiziamente intestati ad una società di diritto statunitense con sede nel Delaware amministrata da una società cipriota riconducibile ad altro indagato;
– uno yacht di quattordici metri ormeggiato nel porto turistico di San Vincenzo, nella Maremma livornese, intestato anch’ esso a diversa società di diritto croato riferibile ad uno degli indagati;
– tre autoveicoli;
– disponibilità economiche giacenti su n. duecentocinquanta rapporti bancari/finanziari.