Senza interventi forti sul prezzo del gas, le condizioni favorevoli e sfavorevoli che hanno determinato nell’ultimo mese il suo raffreddamento sui mercati non basteranno a mettere al sicuro famiglie e imprese. Lo afferma Assoutenti, dopo le previsioni di Nomisma sulle prossime riduzioni delle tariffe del gas e alla vigilia del dato di Arera relativo alle tariffe del mercato tutelato che, lo ricordiamo, varrà solo per ottobre, lasciando fuori novembre e dicembre notoriamente mesi ad alto consumo di gas.
“Purtroppo non c’è stato solo il meteo a far diminuire il prezzo del gas ma anche un fermo produttivo che ha coinvolto l’industria italiana energivora che si rifornisce direttamente da Snam con una riduzione dei consumi di oltre il 20% – spiega il presidente Furio Truzzi – Allo stesso tempo sappiamo che il prezzo del gas per circa il 77 % degli acquisti al mercato all’ingrosso è determinato da contratti lungo termine oltre i 5 anni e, quindi, sottratti alla logica del mercato spot, tanto caro ai teorici che giustificano la speculazione come un male inevitabile. Di conseguenza il governo ha ampi margini di intervento per ridurre ancora il prezzo del gas, ad ottobre diminuito solo grazie a fattori esogeni più che ai provvedimenti del governo Draghi”.
“Comunque per le famiglie, anche in caso di un aumento delle tariffe del 5% ad ottobre come previsto da Nomisma, c’è poco da festeggiare: infatti dall’1 novembre 2021 ad oggi le tariffe del mercato di maggior tutela sono aumentate del 46,2% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, con una maggiore spesa pari a +537 euro per il consumo di 1400 metri cubi a famiglia – prosegue Truzzi – Senza contare che l’inflazione indotta da questi aumenti energetici ha portato le famiglie a dover sostenere nel 2022 una maggiore spesa di +2.457 euro a nucleo solo a causa dei rincari dei prezzi al dettaglio”.
“Il Presidente del Consiglio Meloni faccia diversamente dal suo predecessore e avvii un’azione di ascolto dei consumatori che fin dal novembre del 2021 hanno anticipato tutto ciò che sarebbe avvenuto nei mesi seguenti nel mercato energetico – prosegue Truzzi – Se fossero state adottate le misure richieste non ci saremmo trovati con un pugno di mosche in mano dopo un anno di esborsi costato allo Stato circa 60 miliardi e altrettanti di spesa in più per le famiglie per una azione poco efficace che non ha prodotto gli effetti sperati.”