La sede della Camera di commercio di Piazza di Pietra a Roma ha ospitato l’assemblea annuale della Fipe: “Oltre la crisi, i pubblici esercizi alla ricerca di modelli sostenibili”. Instabilità, insicurezza e preoccupazioni proiettano l’ombra della recessione sul futuro, con 30 mila imprese a rischio chiusura la conseguente perdita di almeno 130mila posti di lavoro, che andrebbero ad appesantire l’emorragia di occupati subita dal settore durante la pandemia. Per primo il lavoro, tema centrale per un settore che fa del servizio l’elemento premiante della sua offerta. Sono necessarie politiche attive in grado di riqualificare, innovare e investire sulle competenze e percorsi di orientamento per i giovani verso percorsi formativi e scolastici in grado di dare prospettive occupazionali, contrastando anche il dumping contrattuale che interessa il settore. Senza dimenticare il riordino delle norme che regolano il mercato, per dare corpo al principio “stesso mercato, stesse regole”. Infine, politiche di rigenerazione urbana che vedano i pubblici esercizi come una risorsa e non come un problema, valorizzando i dehors come parte di un nuovo progetto di spazio pubblico finalizzato a rendere le città più belle, più attrattive e più sicure.
Il ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, ha portato il suo saluto all’assemblea della Fipe. “A fronte dell’impatto negativo del settore industriale – ha detto Urso – c’è stato un impatto sorprendente del settore turistico e del terziario. Un settore importante per un governo che vuole puntare sulla crescita e sulla allargamento della basa produttiva e occupazionale. Il ministero ha cambiato denominazione e di fatto ha una nuova mission. Poniamo come soggetto della nostra azione le imprese e i lavoratori che troveranno una casa pubblica nel ministero”. “Il made in Italy è diventato nella percezione globale un marchio di eccellenza, un marchio di qualità. Anche per questo il turista a pari condizioni preferisce venire nel nostro Paese. E’ un modello che si realizza nei centri storici italiani anche attraverso gli esercizi commerciali”. Parlando della crisi energetica, Urso ha osservato che l’Italia deve conquistare un’autonomia strategica. “Dobbiamo tornare a produrre gas in modo da poter allargare la nostra base produttiva e offrire prezzi calmierati alle nostre imprese”. “La sostenibilità ambientale – ha concluso Urso – deve andare di pari passo con la sostenibilità economica e sociale”.