MONZA – La mostra “Autodromo 100” sarà visitabile fino all’8 gennaio. Spostata la data di chiusura. La mostra allestita nelle sale dei Musei Civici ripercorre la storia dell’Autodromo di Monza in occasione del suo centesimo anniversario. Immagini d’epoca e fotografie aeree, planimetrie, documenti storici ed elaborazioni grafiche accompagnano i visitatori dal 1922 a oggi alla scoperta di un complesso intreccio di ragioni storiche, sociali, economiche e culturali, incluse quelle meno note seppure fondanti, che hanno portato alla costruzione del circuito e contribuito in maniera sostanziale alla formazione dell’identità del territorio. Il percorso è arricchito da una sezione introduttiva dedicata al Futurismo, curata da Maurizio Scudiero e con il coordinamento di Leogalleries, con alcune significative opere del periodo che forniscono elementi indispensabili alla comprensione del periodo in cui venne presa la decisione di realizzare l’Autodromo.
L’Autodromo di Monza compie cento anni. La sua costruzione viene decisa da ACI al fine di dotare le case costruttrici di un circuito permanente, indispensabile luogo di sperimentazione tecnologica e vetrina internazionale per le case produttrici italiane; l’occasione è rappresentata dalla sconfitta subita ad opera di auto e piloti francesi durante il primo Gran Premio d’Italia a Montichiari nel 1921 ed è favorita dall’atmosfera che si respira in quegli anni: desiderio di sperimentare, di superare i limiti e mostrare i progressi della tecnologia; l’industria italiana si sviluppa e vuole rivelare al mondo la sua modernità accompagnata dalla cultura e dall’arte che già da anni hanno diffuso le suggestioni del Futurismo con l’esaltazione per la velocità e il dinamismo.
Per occuparsi della realizzazione viene costituita la SIAS (Società per l’Incremento dell’Automobilismo Sportivo), braccio operativo di ACI presieduta dal Senatore Silvano Crespi. I principali protagonisti di questa realizzazione sono, oltre al Presidente Crespi, il direttore di ACI Arturo Mercanti, il proprietario della maggiore impresa di costruzioni stradali Ing. Piero Puricelli e il progettista Alfredo Rosselli. La scelta dell’area è fortemente indirizzata dalla decisione di Vittorio Emanuele III che, nel 1919, si libera delle le aree del Parco peraltro caratterizzate dall’essere già completamente recintate, elemento determinante per tempi e costi di realizzazione. Il cantiere inizia il 15 maggio 1922 e il 20 agosto dello stesso anno viene terminato ed è pronto per ospitare la competizione inaugurale: il secondo Gran Premio d’Italia riservato alle “vetturette”, 2000 cc di cilindrata e un peso minimo di 650 Kg.
La mostra, promossa dal Comune di Monza e curata da Luca Bonetti con la collaborazione di Claudia Ratti, mette in luce – attraverso documenti, fotografie d’epoca, planimetrie storiche e rielaborazioni grafiche – le dinamiche del tempo e le ragioni molteplici che nel primo ventennio del Novecento portano alla costruzione di un circuito permanente, il terzo al mondo dopo quelli di Brooklands e Indianapolis.
Le scelte espositive sono caratterizzate dalla volontà di inserire la storia dell’Autodromo nel più ampio contesto Parco/Villa Reale, mettendo a disposizione dei visitatori una serie di elementi che consentono una riflessione incentrata sull’identità territoriale e sulla propensione alla sperimentazione di questi luoghi, iniziata ben prima della realizzazione dell’Autodromo.
Una sezione con 9 opere dei maestri del Futurismo, fra cui Depero, Russolo, D’Anna, selezionati da Maurizio Scudiero e Leogalleries di Daniela Porta e Grazia Casiraghi, ci porta al centro degli interessi degli artisti per la velocità: ed ecco l’automobile, l’aereo, il treno. Nella parole di Maurizio Scudiero lo spirito del movimento: Con il Futurismo la pittura andava oltre i paesaggi, i ritratti e le nature morte per divenire la pittura del movimento e della velocità. Ora, all’inizio, i soggetti privilegiati per questa pittura furono il cavallo, la bici, che comunque avevano una loro componente dinamica, ma ben presto furono soppiantati dalla motocicletta, dall’automobile e dal treno, per gli ovvi esiti delle loro componenti meccaniche, quali il rumore, cioè la vera “colonna sonora” della Modernità.
L’esistenza dell’autodromo è indissolubilmente legata ai destini della casa Reale. Dopo la morte del re Umberto I, convinto promotore della rinascita del Parco, il figlio Vittorio Emanuele III, preoccupato dalle spese di manutenzione di una simile tenuta verso la quale non percepisce alcun senso di appartenenza, decide di cederne buona parte in gestione a enti terzi. Nel 1919 il Parco viene ceduto all’l’Opera Nazionale Combattenti (ONC) affinché lo utilizzi per reperire i fondi necessari alle pensioni di invalidità destinate ai mutilati della Grande Guerra; Villa e Giardini Reali vengono ceduti al Demanio. L’Opera Nazionale Combattenti è privo delle competenze necessarie all’utilizzo immobiliare del parco e viene quindi istituito un Consorzio fra i comuni di Milano, Monza e la Società Umanitaria, il CMMU, che firma una serie di convenzioni relative alle aree cedute e, in particolare, con la Società per l’Incremento Automobilistico Sportivo (SIAS) costituita dall’Automobile Club, interessata a realizzare e gestire una struttura finalizzata alla sperimentazione tecnologica e alla promozione delle auto prodotte dalle imprese socie di ACI.
Ecco dunque l’intreccio di elementi che porta alla nascita del circuito spesso definito “unico al mondo” che compie 100 anni. Unico perché è il solo ad essere stato progettato con l’idea fondamentale di unire un anello per l’alta velocità e un circuito stradale: lunghi rettilinei, curve sopraelevate, curvoni di alta velocità e curve a raggio ridotto che costituiscono l’ambito ideale dove testare la potenza del motore, la tenuta di strada, l’accelerazione e la frenata. Unico perché localizzato in un Parco di interesse storico-culturale. Unico perché non ha cancellato la morfologia dei luoghi plasmata da Luigi Canonica ma l’ha utilizzata per determinarne la forma e l’andamento. Unico perché ha saputo coniugare sperimentazione e innovazione ereditando lo spirito dei luoghi.
A esprimere lo spirito dell’iniziativa in città è l’assessore alla Cultura con delega a Università, Parco e Villa Reale, Arianna Bettin: “Per quanto esaltante o controversa la si consideri, la presenza dell’Autodromo nel perimetro del Parco di Monza ha segnato l’identità e la storia della nostra città. Monza non è solo ed esclusivamente la città dell’Autodromo, ma il nome di Monza nel mondo è noto perlopiù in relazione al circuito, e il vissuto di generazioni di concittadini è indistricabilmente legato alle sfide che si sono consumate sul suo asfalto, agli avventurosi e fantasiosi piani imbastiti per assistere alle corse, ai sogni dell’infanzia e alle passioni della maggiore età per la complessa ingegneria del mondo dei motori o per l’Autodromo stesso. Comunque la si pensi, “Autodromo100” offre un resoconto dettagliato e laico delle origini di una scelta che oggi sarebbe paradossale, se non scandalosa, ma che è esempio concreto di un clima culturale – quello di cui fu prolifico interprete anche il Futurismo – che agli occhi di oggi risulta a tratti indecifrabile, senza un dovuto approfondimento, e che è parte integrante del nostro passato e del nostro presente”.
La mostra è visitabile il mercoledì dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 19; il giovedì dalle 15 alle 19; il venerdì, il sabato e la domenica dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 19.