Il caro prezzi taglia del 3,8% le quantità di prodotti alimentari acquistate dagli italiani nel 2022 che sono però costretti però a spendere comunque il 4,3% in più a causa dei rincari determinati dalla crisi energetica. È quanto emerge dall’analisi Coldiretti nei primi dieci mesi del 2022 su dati Istat relativi al commercio al dettaglio a ottobre che rispetto al mese precedete fanno registrare una diminuzione delle vendite sia in valore sia in volume con la flessione riguarda tanto i beni alimentari quanto i non alimentari.
La situazione di difficoltà è resa evidente dal fatto che – sottolinea la Coldiretti – volano gli acquisti di cibo low cost con i discount alimentari che fanno segnare nei primi dieci mesi un balzo del + 10,1% nelle vendite in valore, il più elevato nel dettaglio.
Il risultato dei discount – precisa la Coldiretti – evidenzia la difficoltà in cui si trovano le famiglie italiane che, spinte dai rincari, orientano le proprie spese su canali a basso prezzo rinunciando anche alla qualità. Gli italiani vanno a caccia dei prezzi più bassi anche facendo lo slalom nel punto vendita, cambiando negozio, supermercato o discount alla ricerca di promozioni per i diversi prodotti. Accanto alla formula tradizionale del 3×2 ed ai punti a premio si sono moltiplicate e differenziate le proposte delle diverse catene per renderle meno confrontabili tra loro e più appetibili ai clienti: dalle vendite sottocosto che devono seguire regole precise ai buoni spesa.
L’81% degli italiani ha preso l’abitudine di fare una lista ponderata degli acquisti da effettuare per mettere sotto controllo le spese d’impulso, evitando di farsi guidare troppo dalla molteplicità di stimoli che sono attivati nei punti vendita, secondo Coldiretti/Censis. Nella classifica dei prodotti più colpiti dalla scure dei consumatori, secondo l’analisi Coldiretti/Censis, ci sono al primo posto gli alcolici ai quali sono stati costretti a dire addio, del tutto o anche solo parzialmente, il 44% degli italiani. Al secondo posto i dolci che vengono tagliati in quantità dal 44%, mentre al terzo ci sono i salumi ai quali ha rinunciato il 38,7% dei cittadini, subito davanti al pesce (38%) e alla carne (37%). Ma il carovita porta addirittura a ridurre gli acquisti di alimenti per bambini, con il 31% di persone che ne acquista di meno. In situazione di difficoltà i meno colpiti sono alcuni prodotti base della dieta mediterranea come frutta (tagliata del 16% dei consumatori), verdura (dal 12%) e pasta (dall’11%).
Le difficoltà delle famiglie si trasferiscono direttamente sulle imprese dove l’aumento dei costi di produzione colpisce duramente l’intera filiera agroalimentare a partire dalle campagne dove più di 1 azienda agricola su 10 (13%) è in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività, ma ben oltre 1/3 del totale nazionale (34%) si trova comunque costretta in questo momento a lavorare in una condizione di reddito negativo per effetto dei rincari”, afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “bisogna intervenire subito per contenere i costi di produzione con misure immediate per salvare le aziende agricole e la spesa degli italiani”.