Una Lombardia (ma pensando in grande anche un’Italia) senza barriere architettoniche si può costruire: con il sostegno economico del Governo, con la progettazione del Pirellone, con l’impegno e la volontà dei Comuni e soprattutto con quella fitta rete di associazioni che con il loro entusiasmo, la loro competenza e la presenza sul territorio sono un prezioso contributo per la costruzione di un Paese accessibile a tutti.
Questo quanto è emerso ieri, giovedì 27 settembre, in occasione del grande convegno sulle barriere architettoniche organizzato dall’associazione monzese Peba, all’interno della Fiera del Turismo Sportivo e Accessibile in corso fino a domenica a Busto Arsizio.
Tre ore intense di lavoro che hanno visto il susseguirsi al tavolo dei relatori di tutte quelle componenti fondamentali per la demolizione di quel Paese ancora handicappato quale è l’Italia e la ricostruzione di un Paese a misura di tutti. “C’è ancora molto da fare contro le barriere architettoniche – ha commentato Andrea Ferretti, presidente di Peba – Ma quest’incontro è servito a raccontare quanto di buono abbiamo fatto finora e a confrontarci con le istituzioni sulle tante cose che ancora dobbiamo fare”.
Le istituzioni hanno ribadito la loro presenza: il sottosegretario Vicenzo Zoccano con un messaggio e la Regione Lombardia (che ha patrocinato l’evento) con il dirigente Paolo Formigoni in sostituzione dell’assessore Stefano Bolognini. Dall’intervento di Paolo Formigoni è emerso che solo il 10 per cento dei Comuni lombardi hanno adottato il Peba (Piano eliminazione barriere architettoniche, ndr) e ancora molto c’è da fare. Alcuni Comuni, per esempio, hanno effettuato la mappatura, ma non hanno stanziato i fondi per la sua realizzazione. Poi il grande problemi dei fondi, da tempo fermi a Roma, con i privati cittadini che spesso realizzano gli interventi dell’abbattimento delle barriere, ma ricevono i rimborsi spesso quando sono passati a miglior vita. Per non parlare della cattiva abitudine, tipicamente italiana, di non accedere e di non utilizzare i fondi europei. Anche da Roma c’è la volontà, espressa dalla senatrice Erica Rivolta, di stare al fianco dell’associazione e soprattutto di questa battaglia per rendere ogni paese italiano accessibile a tutti.
Ma è soprattutto il mondo del volontariato e dei cittadini sensibili a questa tematica il vero motore (e benzina) che traina il progetto Peba. Dall’intervento dell’ex campione di sci Gianfranco Martin che ha acquistato e che gestisce a Sestriere il primo albergo in Italia totalmente accessibile ai diversamente abili. O il progetto di Andrea Depalo presidente dell’associazione “Saronno per tutti” che ha realizzato un’app che indica la percorribilità o meno delle principali strade della cittadina lombarda.
I Comuni ci sono. Lo dimostra l’esperienza di Lecco che ha abbracciato il progetto dell’associazione Peba, in collaborazione con il distaccamento del polo cittadino del Politecnico in una sorta di partnership dove gli studenti, futuri architetti, scendono in campo e monitorano le barriere presenti in città. Lo ha capito anche Saronno che ha accolto con piacere l’entusiasmo e l’aiuto di Andrea Depalo affinché gli interventi di abbattimento delle barriere architettoniche non siano a macchia di leopardo, ma ci sia un piano preciso e chiaro.
Ma il primo a credere nel progetto di Peba – eccezion fatta per Andrea Ferretti e i soci fondatori – è stato il campione del mondo Daniele Massaro che ha abbracciato la mission dell’associazione diventando ambasciatore di Peba e proprio grazie a questo suo impegno ieri gli è stato consegnati il Premio Sorrentino 2018. “Chi dona non devo dirlo, ma chi riceve non deve mai dimenticarlo”, ha commentato.
Barbara Apicella