Dal 12 febbraio al 30 aprile il MAC Museo d’Arte Contemporanea di Lissone apre Istanti di storia, una personale di Maurizio Galimberti (Como, 1956) curata da Francesca Guerisoli e Denis Curti.
La mostra presenta il ciclo che si ispira alla storia del Novecento e ai suoi protagonisti: sessanta opere di grande formato costituite da istantanee fotografiche che ripropongono alcune delle immagini più “iconiche” degli ultimi decenni, attraverso cui l’artista rilegge la memoria collettiva.
Galimberti sceglie alcune fotografie di altri autori – tra le più rappresentative degli accadimenti che hanno caratterizzato il nostro passato più recente –, le fotografa più volte da prospettive differenti, le scompone e le ricompone “a mosaico”, reiterando così la loro valenza simbolica, come a voler sottolineare la forza di queste stesse immagini, il cui potere evocativo “vale più di mille parole”. “Questi mosaici non “spiegano” i fatti, né intendono dare risposte precise sul corso della storia, bensì, se visti nella loro totalità, appaiono come un campionario di eventi memorabili che attraverso l’intervento artistico si svincolano dalla documentazione storicizzata per assumere le sembianze eteree di reliquie contemporanee”, commenta Denis Curti. “Ogni opera di Galimberti si fa dispositivo di una duplice azione. Da un lato, per l’artista è un meccanismo di rielaborazione, che nel reiterare il gesto di selezione, scomposizione, ingrandimento, riassemblaggio si confronta con i maggiori eventi storici e traumi collettivi. Dall’altro, nel ripresentare immagini-icone rinnovate dal suo gesto artistico, ribadisce la capacità di una fotografia di farsi immagine monumento”, sottolinea Francesca Guerisoli.
Il percorso espositivo traccia un itinerario presentando rielaborazioni di immagini simbolo tratte dall’attualità, dalla cinematografia e dello spettacolo (l’immagine simbolo del film Easy Rider, Anna Magnani in Roma città aperta, il pianto di Sofia Loren in La Ciociara, Jimi Hendrix con la sua chitarra, la tragedia del Grande Torino);si addentra nel buio della storia (la battaglia di Iwo Jima, la bomba atomica su Hiroshima, l’ingresso dell’Armata Rossa a Berlino nel 1945, l’assassinio di John Fitzgerald Kennedy, la crisi del Medio Oriente e il terrorismo degli anni ‘70, Mani Pulite, l’attentato alle Torri Gemelle); ripercorre i dolorosi traumi dell’infanzia (il bambino del Ghetto di Varsavia, i bambini di Mengele, la celebre foto della bambina vietnamita bruciata dal Napalm); si sofferma davanti alle più grandi personalità del Novecento (Che Guevara con il suo celebre sigaro, Martin Luther King, Papa Giovanni Paolo II, Aldo Moro, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, Michail Gorbačëv e Boris Eltsin, Nelson Mandela) fino ad arrivare alla pandemia di Covid-19. L’itinerario espositivo si chiude con la toccante rilettura della tragedia di Marcinelle, quando nella calda giornata estiva dell’8 agosto 1956, poco fuori dalla città belga si consumò uno degli incidenti minerari più gravi della storia: 262 i morti, tra cui 136 immigrati italiani. Il ciclo di Maurizio Galimberti sulla storia è stato interamente prodotto da Paolo Ludovici e fa parte del fondo LUCHI Collection.
Biografia
Maurizio Galimberti nasce a Como nel 1956, vive e lavora a Monza. Si accosta al mondo della fotografia analogica con l’utilizzo di una fotocamera ad obiettivo rotante Wideluxm per poi focalizzare il suo impegno, nel 1983, sulla Polaroid. Nel 1991 inizia la collaborazione con Polaroid Italia, della quale diventa testimonial ufficiale realizzando il volume Polaroid Pro Art (1995), divenuto oggetto di culto per gli appassionati di pellicola polaroid di tipo integrale. Viene nominato “Instant Artist” ed è ideatore della “Polaroid Collection Italiana”.
Nel 1992 ottiene il prestigioso “Gran Prix Kodak Pubblicità Italia”. Nel 2000, per Kodak Italia, realizza una mostra itinerante della serie I Maestri. Continua la sua ricerca con Polaroid e reinventa la tecnica del “Mosaico fotografico”, che inizialmente adatta ai ritratti. Il primo esperimento risale al 1989, quando ritrae suo figlio Giorgio. Seguiranno i ritratti di Michele Trussardi, Carla Fracci e Mimmo Rotella, dai quali è evidente il richiamo al fotodinamismo dei Bragaglia e la ricerca del ritmo e del movimento.
Esegue numerosi ritratti del mondo del cinema, dell’arte e della cultura e la popolarità che acquistano lo portano a partecipare come ritrattista ufficiale al Festival del Cinema di Venezia.
Il “Mosaico” diviene ben presto la tecnica per ritrarre non solo volti, ma anche paesaggi, architetture e città. Tra il 1997 e il 1999 realizza due importanti lavori per le città di Parigi e Lisbona, da cui comincia la riflessione sull’importanza di saper raccontare la storia, la musica, il vissuto di un luogo attraverso le immagini. Nel 2003 realizza il volume Viaggio in Italia, a cura di Denis Curti, un racconto di alcuni luoghi del nostro paese attraverso le singole polaroid.
Nel 2006, durante il suo primo viaggio a New York, comincia la ricerca sulla luce,
sull’energia ispirata dalla città che diviene la rappresentazione ideale del mondo contemporaneo. A New York dedicherà un ulteriore lavoro del 2010, realizzando un corpus di Polaroid Singole e di Mosaici, alternando storie di particolari, immagini di intimità umane a scatti che si prestano allo studio, eseguito con rigore matematico, delle diverse armonie compositive. Seguiranno i lavori monografici su altre città come Berlino, Venezia e Napoli.
Nascono nuovi progetti artistici e creativi anche in collaborazione con grandi aziende italiane. Nel 2013 presenta a Venezia il progetto Paesaggio Italia / Italyscapes, a cura di Benedetta Donato, la prima mostra antologica dedicata alla ricerca dell’autore sul paesaggio da cui è stata tratta l’omonima pubblicazione edita da Marsilio Editori.
In occasione di EXPO 2015, ha presentato la pubblicazione Milano by Maurizio Galimberti (MBP Gruppo Editoriale) e la mostra Metamorfosi. La città che sale.
Nel 2017 partecipa al Padiglione Venezia, a cura di Stefano Zecchi, alla 57ª Biennale Arte di Venezia, mentre tra il 2019 e il 2020 le sue immagini sul Cenacolo di Leonardo Da Vinci sono state esposte alle Gallerie D’Italia di Intesa San Paolo a Milano. Nel 2021 ha esposto il progetto Forest Frame al Muse / Palazzo delle Albere di Trento.
Le sue opere fanno parte di prestigiose collezioni di fotografia.