Cambiano le regole per i richiedenti protezione politica internazionale che commettono reati sul territorio. Per loro è prevista l’espulsione. Ad avvertirli è direttamente il vicepremier Matteo Salvini, ministro dell’Interno, anticipando quello che sarà il contenuto del decreto legge che sta arrivando sul tavolo del Presidente della Repubblica.
“E’ tutto molto semplice – spiega direttamente Salvini -. Chi vieni qui da noi chiedendo asilo e aiuto commette reati sul territorio? Finisce subito davanti alla commissione che gli sospende la protezione internazionale e dà il benestare per la sua espulsione dall’Italia”.
Il decreto legge è ormai pronto. Frutto della volontà politica di Salvini, che ha coinvolto in un lavoro di squadra i tecnici del ministero della Giustizia, di quello all’Economia e Finanze, gli esperti di Palazzo Chigi e, naturalmente, anche il Quirinale. Questo per evitare che il decreto possa poi essere respinto dal Presidente Sergio Mattarella che, a breve, se lo troverà sulla scrivania per porre la sua firma.
Anche il decreto ieri, lunedì 1 ottobre, è stato uno degli argomenti dell’incontro tra Mattarella e il premier, a margine del confronto sulla manovra finanziaria.
Tempi ristretti, ristrettissimi. Dal Ministero degli Interni si vocifera che già in queste ore sarà chiesta la firma presidenziale. D’ora in poi, dunque, non più la sola giustizia ordinaria da affrontare per il richiedente protezione politica internazionale, ma anche sospensione dello status (o del procedimento in corso per la concessione). Convocato dalla commissione per un procedimento immediato e poi caricato sul primo aereo disponibile con le forze dell’ordine.
Anche in questo caso le regole cambiano. Prima l’accompagnamento coatto poteva avvenire entro l’arco di 90 giorni. Ora lo straniero può essere trattenuto nei centri di permanenza per il rimpatrio fino a una durata massima di sei mesi.