I prezzi di alcuni prodotti alimentari continuano a registrare in Italia rincari record che non sembrano giustificati né dal caro-bollette, né dalle quotazioni delle materie prime. La denuncia arriva oggi da Assoutenti, che ha elaborato gli ultimi dati Istat relativi all’inflazione del comparto alimentare.
Ad aprile la crescita dei prezzi per alimentari e bevande analcoliche si attesta al +12,1% su anno, contro il +13,2% fatto registrare a marzo – spiega Assoutenti – Se però si analizza voce per voce l’andamento dei vari beni, si scopre che per alcuni prodotti i rincari continuano a segnare record preoccupanti.
L’aumento più forte riguarda lo zucchero che, rispetto al 2022, sale del +54%, seguito dal riso (+39,7%) e dal latte conservato (+30,5%). Formaggi freschi e latticini aumentano, complessivamente, del +25% (+27,2% i prezzi dei formaggi fusi, +20,5% il latte fresco parzialmente scremato, +19,9% lo yogurt, +19,8% il burro), mentre l’olio d’oliva rincara del 26,1%. Il Pane confezionato sale del 22,4%, i gelati del 22,1%, la margarina del 21,8%, +17% le uova. Rallenta la sua corsa la pasta (+16,1%) – evidenzia Assoutenti.
Nel settore dell’ortofrutta, per le patate in spende il 21,2% in più rispetto allo scorso anno, l’insalata costa il 12,9% in più, i cavoli il 12,3% in più, mentre le arance rincarano del +11,5% (+9,2% le banane, +8,6% i pomodori).
“Le tensioni nel settore dei prezzi alimentari sono ancora molto forti, ma la crescita dei listini al dettaglio non sembra determinata né dal caro-bollette, né dall’andamento delle quotazioni sui mercati delle materie prime – denuncia il presidente Furio Truzzi – I pesanti rincari nel comparto di cibi e bevande portano oggi una famiglia con due figli ad un aggravio di spesa pari a +930 euro annui solo per cibi e bevande, e stanno modificando profondamente le abitudini degli italiani che da un lato comprano sempre meno, dall’altro cercano di tagliare la spesa riversandosi nei discount. Riteniamo che il Governo debba studiare una soluzione al problema ricorrendo ad un vero e proprio decreto “anti-inflazione”, contenente misure specifiche per far calmierare i listini al dettaglio del settore alimentare e combattere le speculazioni che si registrano nei vari passaggi dal campo alla tavola” – conclude Truzzi.